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UBOLDO: Se la sicurezza diventa un optional e il silenzio una politica

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 20 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Una donna di 45 anni aggredita mentre fa jogging, alle 19.45, su una pista ciclopedonale frequentatissima, in una zona che chiunque in paese conosce. Non erano le tre del mattino. Non stava sfidando il destino in un vicolo malfamato. Era semplicemente uscita a correre. E invece si è ritrovata a terra, presa a calci e pugni da uno sbucato dal nulla, nascosto dietro un muretto. Un vigliacco con il cappuccio, probabilmente non alla sua prima apparizione, visto che — parole della vittima — “qualcosa di simile era successo pochi giorni prima”.


UBOLDO: Se la sicurezza diventa un optional e il silenzio una politica

Benvenuti a Uboldo, paese di famiglie, dove il problema sicurezza è diventato come il mal di schiena: lo si tiene a bada con cerotti e palliativi, ma non lo si cura mai davvero. E chi dovrebbe fare qualcosa? Il Governo? Non scherziamo. Da Roma si ricordano di noi solo quando c’è da mandare giù norme assurde o da chiudere gli occhi davanti ai problemi veri. E questo, che vi piaccia o no, è uno di quelli.


Non è un caso isolato: è una crepa che si allarga

Fingere che episodi come questo siano “eventi rari” è un modo molto comodo per evitare di prendersi responsabilità. Ma chi vive qui lo sa: le zone buie, isolate e abbandonate aumentano, mentre la presenza di pattuglie, telecamere funzionanti, illuminazione decente e deterrenti veri rimane una promessa da consiglio comunale.


Nel frattempo, le nostre madri, sorelle e figlie vanno a correre con la paura. A Uboldo, mica a Caracas. E non è la cronaca a essere sensazionalista, è la realtà a essere inaccettabile.


Dove sono gli amministratori locali?

La domanda è semplice: che intenzioni hanno gli amministratori locali? Si continuerà a sperare che qualcuno a Roma si svegli una mattina e decida improvvisamente di preoccuparsi della sicurezza delle cittadine lombarde? Oppure è arrivato il momento di prendere in mano la situazione, con serietà e determinazione, senza le solite scuse da dopolavoro sindacale?


Non servono grandi opere o piani triennali da libro dei sogni. Serve presenza. Serve controllo. Serve la volontà politica — sì, quella vera — di dire che la sicurezza viene prima, che certe zone non devono più essere lasciate al buio, e che se serve mettere un occhio elettronico ogni 100 metri, si fa. Punto.


Non si può andare avanti così

Questa non è “la sfortuna di una sera”. È il riflesso di una mentalità perdente, quella che minimizza, relativizza, trova sempre mille altre priorità. È il segno che qualcuno pensa che la paura sia parte della vita moderna, come lo smog o il traffico. Ma qui non stiamo parlando di inquinamento, stiamo parlando di donne a terra prese a calci. E no, non è normale. Non deve esserlo.


Il tempo delle chiacchiere è finito. Chi governa questo territorio, se ha ancora un briciolo di orgoglio e senso del dovere, si dia una svegliata. E chi amministra Uboldo, e i paesi limitrofi, faccia ciò che il governo centrale non ha il coraggio di fare: garantire sicurezza vera ai cittadini per bene.


O continueremo a chiederci, ogni volta che una donna esce di casa: tornerà?

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