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Amministrative in vista: Guzzetti piccona il “campo largo” e noi lo applaudiamo (quasi)

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 8 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Ah, la politica italiana… uno spettacolo che non smette mai di stupire, o meglio, di farci sbuffare con quel misto di nostalgia e fastidio che solo certe storie nostrane sanno regalare. Oggi il protagonista è Lorenzo Guzzetti, ex sindaco di Uboldo, uno che di politica ne mastica parecchio e che, come un moderno Don Chisciotte, si scaglia contro un nemico che ormai sembra un cadavere politico: il famigerato “campo largo”.


Amministrative in vista: Guzzetti piccona il “campo largo” e noi lo applaudiamo (quasi)

Guzzetti, renziano d’annata — con qualche tentativo di travestimento meloniano che ci fa sorridere — ha tirato fuori il suo fucile da cecchino social e ha sparato al cuore di quella coalizione di centro-sinistra che, a suo dire, non è più né carne né pesce. E noi non possiamo che dargli ragione, almeno a metà.


Diciamocelo: l’idea di un campo largo, un contenitore che dovrebbe unire culture politiche spesso inconciliabili, è finita da un pezzo. Lo dicono anche gli esperti, tipo Padellaro — e chi siamo noi per contraddirli? Quel magma confuso che va da Schlein a Bonelli, passando per Conte, sembra più un’accozzaglia di slogan vuoti e di retorica senza senso che una proposta politica credibile.


Il bello? Guzzetti smonta con piglio quasi amaro quel sogno riformista da vent’anni sul groppone, passando in rassegna tutti i tentativi falliti: Rutelli, Veltroni, Renzi, Gentiloni, Sala, Bonaccini... nomi che dovrebbero rappresentare la rinascita e invece sono solo tappezzeria di un teatrino stanco. E a guardare il panorama, sembra proprio che la sinistra non abbia voglia di cambiare davvero, ma si accontenti di restare incastrata nei propri paradossi.


Ma la chicca finale è tutta nel riconoscimento che quel famoso 41% raccolto dal PD non è un trionfo di sinistra, bensì un furto d’identità elettorale a discapito di Forza Italia e del centrodestra. Insomma, una vittoria di Pirro che ha portato a un referendum perso e a una crisi d’identità mai risolta.


Insomma, caro Guzzetti, la tua sparata non è solo un atto di ribellione: è quasi un invito a tutti noi a smettere di raccontarci fiabe sui “campi riformisti” e a guardare in faccia la realtà. La sinistra è viva e vegeta, ma è un mostro di incoerenza che fa più paura a sé stessa che agli altri.


Resta da vedere se, in questo caos metafisico, ci sarà spazio per chi, come te, cerca di tenere alta la bandiera del centrodestra vero, quello che non si nasconde dietro alle apparenze e che sa che la politica, alla fine, è anche questione di coraggio e di coerenza.


E allora, mentre ci avviciniamo alla grande scorpacciata elettorale, teniamo gli occhi aperti: Guzzetti potrebbe anche sorprenderci, con le sue cannonate di pancia e la sua irriverenza da Gian Burrasca politico.


In fondo, se la sinistra non vuole più ascoltare, qualcuno deve pur parlare chiaro. Anche se un po’ picconando.

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