top of page

La pace (quella vera) scoppia a Gaza. Ma a Laveno c’è chi preferisce fare finta di niente.

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Mentre nel mondo accade l’impensabile – Israele e Hamas trovano un’intesa per una tregua storica con tanto di ritiro israeliano lungo linee concordate – in Italia, c’è chi si ostina a combattere guerre simboliche dal tavolo di un consiglio comunale. Spoiler: non stiamo parlando di diplomazie internazionali, ma del Comune di Laveno Mombello.


La pace (quella vera) scoppia a Gaza. Ma a Laveno c’è chi preferisce fare finta di niente.

Sì, avete capito bene. Mentre i soldati israeliani si ritirano, Trump – sì, l’odiato, demonizzato, impresentabile Trump – si prende il lusso di fare quello che a tanti è solo riuscito promettere nei talk show. E l’Italia? In prima linea per una missione di peacekeeping, pronta a giocare un ruolo da protagonista nella squadra coordinata. Sì, l’Italia che conta, quella che lavora in silenzio, lontano dai riflettori ideologici.


Ma a Laveno, che si fa? Ci si dedica alla diplomazia da marciapiede.


In consiglio comunale, il gruppo di maggioranza Civitas ha deciso di condannare – simultaneamente e con equilibrismo circense – sia Israele che Hamas, con una mozione che più che un atto politico sembra un esercizio di retorica universitaria. Tutti d'accordo: "La guerra è brutta". Grazie.


Il centrosinistra, ovviamente, non si accontenta. L’accusa è che il governo italiano sarebbe troppo timido, che non riconosce la Palestina, che non si usa la parola “genocidio” (e certo, ci mancava solo quella per alzare il tono). L’Europa? Complice. L’Italia? Colpevole. E come no.


Il centrodestra, dal canto suo, ha provato a riportare il dibattito sulla Terra. «Scusate, ma questo è un consiglio comunale, non il Consiglio di Sicurezza dell’ONU» – ha ricordato Giuliano Besana, sottolineando una cosa che dovrebbe essere ovvia: gli eletti locali devono occuparsi del territorio, non dell’ennesima mozione simbolica che finirà nel dimenticatoio, ma intanto permette di guadagnare like su Facebook.


Il sindaco, con aplomb istituzionale, ha difeso la scelta citando l’articolo 59 del regolamento comunale. E va bene. Ma qualcuno dovrà pur dire che mentre Laveno si arrampica sugli specchi geopolitici, le buche restano, le periferie degradano, e i cittadini pagano.


Ecco la verità (scomoda): la pace a Gaza non è arrivata grazie a un hashtag o a una mozione comunale. È arrivata con diplomazia vera, muscolare, fatta da chi ha il coraggio di agire e non solo di parlare. Da chi sa trattare anche con i peggiori, perché la pace non si fa tra amici, ma tra nemici.


Ma si sa, per certi amministratori è più semplice sventolare la bandiera arcobaleno dalla finestra del municipio che mettere mano a un bilancio comunale o discutere di sicurezza urbana.


E allora benvenuti a Laveno, dove si fa politica estera con vista sul Lago Maggiore.

Mentre a Gaza, paradossalmente, qualcuno ha smesso di sparare davvero.

Commenti


bottom of page