FERNO, MADONNA E SPRAY: CRONACHE DI UN PAESE CHE NON SI VERGOGNA PIÙ DI NULLA
- ventisette.info

- 10 nov
- Tempo di lettura: 2 min
C’è chi si sveglia la mattina, prende il caffè e va a lavorare. E poi c’è chi si alza, prende la bomboletta e decide che il modo migliore per esprimersi sia insultare una cappelletta dedicata alla Madonna. È successo a Ferno, dove l’edicola votiva di San Macario è stata imbrattata con scritte volgari. Un gesto “ignobile”, lo definisce il sindaco Sarah Foti. Noi aggiungiamo: un gesto perfettamente coerente con i tempi.
Sì, perché non è solo vandalismo. È il riflesso di una cultura che non conosce più il concetto di rispetto, né per la fede, né per la comunità, né per ciò che i nostri nonni costruivano con le mani e con il cuore. Quella cappelletta, per decenni, è stata curata da volontari — quelli veri, che non chiedono like ma portano un secchio e una spugna. E ora si ritrovano a pulire le volgarità altrui, come una metafora del Paese intero.
Il sindaco, giustamente disgustata, ha promesso che il Comune ripulirà tutto appena la Polizia locale avrà finito i rilievi. E noi ci auguriamo che, oltre alla vernice, si riesca a togliere anche un po’ di quella patina di indifferenza che sembra avvolgere tutto.
Perché il problema non è la bomboletta. È l’idea che tutto sia uguale: il sacro e il profano, la devozione e la bestemmia, la libertà e l’inciviltà. Qualcuno lo chiama “espressione”. Noi lo chiamiamo maleducazione travestita da modernità.
E allora sì, bravi i volontari che si rimboccano le maniche. Brava l’amministrazione che condanna senza tentennare. Ma forse è il caso di chiederci perché a un certo punto abbiamo smesso di educare — e abbiamo cominciato a giustificare.
In fondo, l’Italia è ancora piena di edicole votive. Piccoli monumenti di pietà popolare, di una cultura contadina e cristiana che resiste, nonostante tutto. E ogni volta che qualcuno le profana con lo spray, non è un muro che viene sporcato. È un’identità che viene sfidata.








Commenti