Difenditi davvero: quando una comunità decide che il silenzio non è più di moda
- ventisette.info

- 24 nov
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Ieri sera, nella Sala Stemmi di Sumirago, è successa una cosa che dovrebbe accadere più spesso: un gruppo di persone si è seduto attorno allo stesso tavolo per dire, senza troppi fronzoli, che la violenza di genere non è un fatto privato, ma un affare collettivo.
E già questo, in un Paese abituato a mettere la polvere sotto il tappeto, è quasi rivoluzionario.

A organizzare il tutto è stata Alter Ego, associazione che non ama limitarsi ai comunicati stampa e che ha scelto un titolo parecchio diretto: “Difenditi!”.
Non un invito a cavarsela da sole — ché sarebbe pure ingiusto — ma un richiamo al diritto di essere protette, credute, sostenute.
La comunità come primo scudo (e non come pubblico distratto)
Ad aprire la serata ci ha pensato Ambra Andrea Crosta, presidente di Alter Ego, che ha ricordato una verità tanto semplice quanto scomoda: il rispetto si impara insieme, non nelle solitudini domestiche. E se la violenza è un problema sociale, allora la comunità deve smettere di comportarsi come un condominio che finge di non sentire le urla del piano di sopra.
Le leggi ci sono. Ma funzionano solo quando qualcuno le usa.
Poi è toccato all’avvocato Eugenio Piccolo, che di reati familiari e personali se ne intende quanto basta per non parlare in codice.
Ha messo in fila le tutele giuridiche oggi esistenti — quelle che permettono alle donne di denunciare, mettere distanza, farsi proteggere — spiegando anche cosa nel sistema ancora scricchiola.(La politica, diciamolo, a volte sembra più lenta di un modem del ’98.)
Il portafoglio come arma: quando la violenza non lascia lividi ma debiti
L’avvocata Paola Lanza ha invece toccato un nervo scoperto: la violenza economica.
Quella che non lascia segni visibili, ma incatena le donne perché senza autonomia finanziaria scappare diventa un lusso.
È il tipo di violenza che non fa notizia perché non c’è la polizia sotto casa, ma è quella che spesso decide il destino di tante.
E quando serve aiuto? C’è un numero che non dorme mai.
In chiusura, Stefano Romano ha ricordato qualcosa che tutti dovrebbero avere salvato in rubrica: 1522.Numero nazionale, attivo 24/7, per chi subisce violenza e per chi la vede e non vuole più voltarsi dall’altra parte.
Un piccolo promemoria di quanto sia semplice fare la cosa giusta, almeno come primo passo.
Perché parlarne ancora?
Perché ogni volta che se ne parla in modo onesto, diretto, senza zucchero sopra, si toglie un pezzetto di potere alla violenza.
E si restituisce, piano piano, quello alle persone che la subiscono.




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