Olgiate vuole respirare: e finalmente qualcuno ascolta (forse).
- ventisette.info

- 10 ott
- Tempo di lettura: 3 min
La copertura dell’A8? Un sogno di civiltà. O forse solo di buon senso. Il sindaco Montano ci prova, e intanto i cittadini fanno quello che da decenni lo Stato non fa: alzano la voce.

C’è un piccolo comune della provincia italiana, dove l’aria si fa pesante, il rumore è costante, e la gente – pensate un po’ – vorrebbe vivere in pace. Non una richiesta rivoluzionaria, non l’ultima utopia radical chic. Solo silenzio, aria decente e magari qualche albero che non sappia di smog. Ma la cosa più sorprendente? Il fatto che qualcuno, a Palazzo, li stia effettivamente ascoltando.
Benvenuti a Olgiate Olona, dove il sindaco Giovanni Montano ha incontrato un gruppo di cittadini per parlare – seriamente – dell’impatto ambientale e sociale dell’autostrada A8, quel bel cordone ombelicale che tiene Milano legata ai suoi weekend fuori porta, ma che nel frattempo taglia in due interi paesi come una cicatrice d’asfalto.
Un’autostrada chiamata ferita
La chiamano “ferita aperta”. E quando lo dice il sindaco, lo dice con quel tono che è a metà tra l’ingegnere e il parroco: tecnico, ma col cuore. L’A8, con i suoi fumi, il rumore, le polveri, ha trasformato un’infrastruttura nazionale in un incubo locale. Non che sia una novità: chi abita lì lo sa da anni. Ma che qualcuno nelle istituzioni ne parli senza citare Greta Thunberg o senza infilarci una tassa sul diesel, questo sì che suona come una novità.
La petizione? Non era un click online
Qui non si parla di indignazione da tastiera. C’è stata una petizione vera, con nomi, firme e persone in carne, ossa e respiro corto. Gente come Carla Colombo, Anna Di Cosmo, Lina Pizzolato – tre nomi che sembrano usciti da una lista di battesimi degli anni ’60, ma che oggi guidano una battaglia molto contemporanea: riprendersi il diritto a vivere bene nel proprio quartiere, magari senza dover lavare i balconi ogni sera dalla “polvere nera” come fosse Chernobyl.
E Montano non fa yoga
Il sindaco Montano non medita su un cuscino né parla per slogan. È uno che, anziché sventolare bandiere arcobaleno e partecipare a flash mob contro il riscaldamento globale, ha scritto – nero su bianco – a Società Autostrade. Più volte. Chiedendo interventi. Realizzabili. Tangibili. Niente fronzoli.
La proposta? Una copertura da 900 metri dell’A8. Un tetto sull’autostrada, per abbattere rumori, polveri, incubi notturni. E sopra? Aree verdi, orti urbani, strutture sociali. Roba concreta, mica piste ciclabili deserte in mezzo ai campi.
L’Italia che funziona (quando la si lascia fare)
Ora, non illudiamoci: il progetto è ancora in fase di “preliminare idea” (tradotto: bisognerà sudare, pregare e forse cambiare tre governi). Ma il punto è che non si parte dalla decrescita felice o dal senso di colpa ecologico, ma da un sano, patriottico buon senso. Quello di chi ama la propria terra, il proprio paese, e non vuole scappare da tutto ma semmai rimetterlo in sesto, pezzo per pezzo.
E lo Stato?
E qui arriva il nodo: dove sono lo Stato, le istituzioni centrali, la burocrazia romana? Distratti. A volte complici. Perché se servono anni per coprire 900 metri di asfalto che sta avvelenando interi quartieri, forse il problema non è solo l’inquinamento. È l’immobilismo. È l’ideologia che spesso paralizza ogni azione, se non è accompagnata da un hashtag giusto o da un ministro in lacrime.
Conclusione: meno parole, più coperture
La lezione di Olgiate è semplice: non servono bandiere verdi, ma mani sporche di fatica. Non serve una rivoluzione climatica, ma un progetto urbanistico con le palle. E, ogni tanto, un sindaco che si rimbocca le maniche e fa il suo mestiere: ascoltare, proporre, insistere.
Giovanni Montano lo sta facendo. I cittadini lo stanno facendo. Ora tocca agli altri: Regione, Autostrade, Governo.
Perché respirare non è un lusso da ricchi. È solo una cosa da italiani. E ci sarebbe anche venuto il momento di ricordarlo.




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