Luino, schianto all’alba: tre ragazzi, una Panda e l’elisoccorso che non dorme mai
- ventisette.info

- 21 set
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Succede tutto quando la città sonnecchia ancora e i fornai iniziano a impastare: alle 5:30 del mattino, mentre il mondo vero si sveglia per andare a lavorare o ad aprire il bar, una Fiat Panda con tre ventenni a bordo decide di chiudere la serata con un abbraccio caloroso al muro di un ristorante di Colmegna, frazione di Luino.

Violento impatto, recinzione distrutta, sirene a tutto volume. E, come da copione ormai consolidato: ambulanza, elisoccorso, vigili del fuoco, carabinieri. La macchina dei soccorsi si muove con precisione svizzera. Quella dell'autocontrollo, un po' meno.
Il sabato sera finisce all’alba (e non sempre bene)
Non ci vuole un detective per intuire che alle 5:30 del mattino, a vent’anni, non stavi andando a messa. E nemmeno a correre. Ma tant’è: la macchina esce di curva, centra la recinzione di un noto ristorante e il risveglio della domenica si trasforma in un bollettino di guerra. I tre ragazzi, fortunatamente vivi, finiscono in ospedale: due a Varese in codice giallo, uno al Sant’Anna di Como in elisoccorso. E meno male che in Italia i soccorritori non fanno domande.
Per fortuna (davvero) nessuno ci ha lasciato le penne, ma il punto non è solo quello. Il punto è che continuiamo a trattare certi episodi come inevitabili, come se l’alba fosse per definizione l’orario in cui i ragazzi devono sfracellarsi da qualche parte, possibilmente con l’auto di mamma.
La libertà, sì. Ma anche il freno.
Non vogliamo fare i moralisti — ché ormai pare un reato — ma qualcuno lo dovrà pur dire: questa idea per cui a vent’anni devi “vivere tutto” senza freni, senza regole e senza responsabilità è una scemenza colossale. Non è ribellione, non è crescita, non è libertà. È semplicemente giocare alla roulette russa col volante in mano.
E poi ci si lamenta se il pronto soccorso è pieno, se gli elicotteri costano, se i carabinieri non rispondono subito alla chiamata della signora anziana che ha sentito rumori in giardino. Ma l’Italia continua a girare per sistemare i pezzi lasciati per strada da chi confonde la notte con l’impunità.
E adesso?
Adesso si farà la solita trafila: ricoveri, referti, denunce (forse), assicurazione, danni al ristorante, indagini per capire cosa è successo. Tutti si faranno la domanda di rito: “Come hanno fatto a perdere il controllo?” Spoiler: le curve non si affrontano a 40 all’ora dopo una camomilla. Ma lasciamo che siano i carabinieri a dirlo.
Nel frattempo, nessuno parla di patente ritirata, di guida responsabile, di rispetto per il bene pubblico o per la propria vita. Solo di “miracolo” e “fortuna”. Che vanno benissimo. Ma non possono essere l’unico sistema di sicurezza stradale nazionale.
La morale è semplice. Ma oggi è fuori moda.
Chi guida ha una responsabilità. Non è un’opinione, è la legge. Ma soprattutto è il minimo sindacale del vivere civile, quello che dovrebbe venirti insegnato prima ancora di imparare a cambiare le marce.
Non serve riscrivere il codice della strada. Basterebbe ripassare il codice del buon senso. Quello che ti dice che la libertà vera non è andare forte in curva a notte fonda. È saper tornare a casa senza far impazzire mezza città.




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