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Gallarate, il centro commerciale “Il Fare”: dieci anni di attesa e un parcheggio come punto di partenza

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 23 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

C’è chi dice che la pazienza sia una virtù. Ma a Gallarate, dopo più di dieci anni di silenzio attorno all’ex centro commerciale Il Fare, comincia a sembrare più un esperimento di resistenza civica.


Gallarate, il centro commerciale “Il Fare”: dieci anni di attesa e un parcheggio come punto di partenza

Lo scheletro del vecchio complesso, sorto sulle ceneri dell’ex stabilimento tessile Borgomanero, è lì a ricordarci come in Italia le grandi idee spesso si impantanino tra carte bollate, condomìni “pubblico-privati” e rampe di parcheggio da rifare. Perché sì, pare che il nuovo inizio passi proprio da lì: dal silos.


La nuova proprietà, arrivata nel 2024 dopo il fallimento del precedente investitore, avrebbe in programma di partire con un intervento sulle rampe d’accesso, rimuovendo le vecchie spirali che facevano impazzire più automobilisti che clienti. L’assessore all’urbanistica Sandro Rech lo dice chiaramente: “Speriamo di partire in primavera”.E noi, da bravi italiani, sappiamo che quando la politica “spera”, il calendario può essere un concetto elastico.


Il parcheggio come metafora nazionale

L’idea che la rinascita di Il Fare parta dal parcheggio non è casuale. È quasi poetica, se vogliamo. Perché l’Italia è un Paese dove si costruisce tanto, ma si parcheggia male — progetti, idee, responsabilità. Lì, in quel groviglio di cemento e rampe inutilizzate, c’è un simbolo perfetto della nostra incapacità di far decollare ciò che non ha la spinta di un grande marchio o di una burocrazia amica.


Del resto, “Il Fare” non era mai davvero decollato: tante piccole attività, un supermercato che doveva trainare le altre (ma che finì presto fuori pista) e un pubblico che non trovava né parcheggio né motivazione per entrare. Poi la chiusura, nel 2010.Da allora, solo erbacce e promesse.


Cosa sarà “Il Fare”, oggi?

Domanda legittima, risposta vaga.

L’area resta classificata come “Ambito commerciale”, quindi niente residenze, niente fabbriche, niente hotel e niente Ikea (che pure ogni tanto qualcuno invoca, come si invoca la pioggia d’agosto).Si parla di piccole e medie attività, magari una alimentare — insomma, il solito mosaico di buone intenzioni in attesa di qualcuno che ci creda davvero.


Un’occasione da non sprecare

Gallarate non ha bisogno di un altro edificio vuoto: ne ha già troppi, e la gente lo sa.

Ha bisogno di spazi che funzionino, di posti dove si possa lavorare, comprare, incontrarsi senza che tutto sembri provvisorio.

E, soprattutto, ha bisogno che chi governa smetta di aspettare che “qualcuno” faccia qualcosa.


Perché alla fine, come dice il nome stesso, Il Fare non dovrebbe essere solo un marchio commerciale, ma un invito.

E magari, per una volta, il Nord che lavora potrebbe tornare davvero a fare.

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