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Gallarate, Forza Italia e la coerenza che non si compra al supermercato

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 15 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

In un'epoca in cui cambiare casacca è diventato sport nazionale, e la parola "coerenza" è stata declassata a optional politico — come il lettore CD nelle auto nuove — a Gallarate succede qualcosa che puzza clamorosamente di… decenza.


Gallarate, Forza Italia e la coerenza che non si compra al supermercato

Rocco Longobardi, vicesindaco e veterano di Forza Italia, ha deciso di non mollare. Anzi, si è aggrappato alla sua poltrona con la determinazione di chi sa che quella poltrona non è un premio, ma una responsabilità. Parola desueta, quasi reazionaria. Eppure, eccola lì.


Mentre nella segreteria cittadina del partito azzurro si rimescolano le carte come in una briscola tra parenti serpenti, Longobardi scrive nero su bianco: «Il mio impegno prosegue con la stessa determinazione di sempre, al servizio di Gallarate e dei valori di Forza Italia». Attenzione, perché in un partito che ha fatto del restyling continuo una forma d’arte, parlare di “valori” è un atto rivoluzionario. Quasi nostalgico.


Vince chi resta, non chi galleggia

Il nuovo segretario cittadino, Calogero Ceraldi, pare non riconoscere più i suoi in giunta. Il che è curioso, considerando che la giunta, fino a ieri, era casa sua. Ora, improvvisamente, sembra più un Airbnb prenotato da altri.


Longobardi però non si alza dal tavolo. Non sbatte la porta. Non piange su Facebook. Fa una cosa semplice e fuori moda: resta. Perché – dice lui – serve coerenza. E l’unità, quella vera, non si fabbrica nei corridoi del potere, ma si costruisce rispettando il mandato degli iscritti, cioè della base. Roba pericolosa, questa. Quando inizi ad ascoltare troppo gli iscritti, rischi che il partito somigli davvero a una comunità politica e non a un taxi da prendere al volo, direzione assessorato.


Gli accordi di comodo? Da evitare come il prosecco caldo

Nella sua nota, il vicesindaco sgancia anche qualche verità non richiesta, come solo i politici che non hanno bisogno di salvare la faccia sanno fare: «L’unità non si costruisce con accordi di comodo, ma con rispetto reciproco e valorizzazione del mandato democratico». Tradotto dal longobardese all’italiano corrente: basta inciuci, grazie.


Il riferimento alla pax improvvisamente ritrovata con l’ex sindaco Mucci e la sua corrente è tutt’altro che velato. Il tono è quello di chi non ha intenzione di partecipare alla grande ammucchiata delle convenienze. Un lusso, direte voi. No: una scelta.


Il partito dei moderati con la schiena dritta

Sia chiaro, non è questione di litigare per la poltrona. È questione di ricordarsi perché ci si è seduti lì. La destra (ma non lo diremo mai troppo forte) ha bisogno di questo tipo di testardaggine lucida, di uomini che sanno stare nei palazzi senza diventare tappezzeria. Gallarate non è Roma, ma è proprio nei piccoli centri che si capisce chi sa fare politica sul serio e chi invece la recita.


E se qualcuno vuole una lezione su come si resta in sella senza vendere l’anima al primo accordo utile, può passare da Gallarate. Longobardi è lì. Non ha fatto un passo indietro. Non ha alzato la voce. Ha solo ricordato che la coerenza, quella vera, non si trova nei comunicati stampa, ma nei fatti.


E al momento, l’unico fatto incontestabile è questo: non si molla.

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