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Gallarate, dove gli agenti scarseggiano e i cani antidroga girano l’Italia – la sottile arte del “non comando”

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando il problema non è solo il numero di agenti, ma chi li manda in giro. E soprattutto: perché?


Gallarate, dove gli agenti scarseggiano e i cani antidroga girano l’Italia – la sottile arte del “non comando”

A Gallarate si contano gli agenti come si contano le figurine rare nei pacchetti Panini: pochi, introvabili e sempre impegnati altrove. Sembra la trama di una fiction sulla disorganizzazione amministrativa, ma è cronaca viva e vibrante, come solo la provincia sa regalarci.


Protagonista (suo malgrado, o forse no) della puntata di oggi è Germano Dall’Igna, assessore alla Sicurezza, unico esemplare di Fratelli d’Italia nella giunta del sindaco Cassani. E già questo basterebbe a intuire che il clima dev'essere frizzantino. Ma l’assessore, forse stanco di tenersi tutto dentro come un buon militante silenzioso, ha deciso di rompere il silenzio. Ma non il giocattolo. Almeno, non ancora.


«Non è più possibile prorogare un’attenta verifica», dichiara Dall’Igna, con toni che sanno tanto di ultimatum ma anche di diplomazia esasperata. Il tema? La cronica carenza di agenti nella Polizia Locale. Ma – e qui si fa interessante – la scarsità sembra non impedire alla stessa amministrazione di prestare personale e cani antidroga (ciao Zorro!) ad altri Comuni, aeroporti e autodromi come se Gallarate fosse una di quelle città perfettamente funzionanti che si possono permettere pure gli “aiuti umanitari”.


Zorro, Malpensa e Monza: il triangolo no, non l’avevo considerato

Che ci fa un’unità cinofila gallaratese al Gran Premio di Monza? Mistero. Forse la sicurezza dei paddock è diventata improvvisamente prioritaria per l’amministrazione cittadina. O forse c’è un’altra logica, meno strategica e più politica: quella dell’apparenza.


Perché, parliamoci chiaro: se davvero “è diventato difficile mandare avanti l’ordinarietà” – parole sue – non sarebbe il caso di far rimanere gli agenti in città? Evidentemente no. Perché a Gallarate, l’ordinario è il vero nemico: troppo banale, poco spendibile sui social. Molto meglio mandare il cane a Monza e far vedere che si collabora con eventi importanti. La sostanza? Un’altra volta, grazie.


Il gioco delle tre deleghe: chi ha il personale?

Ma attenzione, la vera chicca arriva dopo. Perché nel grande gioco delle responsabilità, Dall’Igna tira fuori il jolly: la colpa non è mia, ma di chi gestisce il personale. Tradotto: Stefania Picchetti, assessore della Lista civica del sindaco, cioè una delle alleate. Ma in politica, come si sa, gli alleati sono amici fino all’ultimo comunicato stampa. Poi diventano improvvisamente “delegati con responsabilità”.


E così Dall’Igna, con un colpo da maestro, riesce a passare da accusato ad accusatore, scaricando tutto sulla gestione del personale. Il punto è che il suo stesso partito – Fratelli d’Italia – non sembra così compatto dietro di lui. Anzi. C’è chi parla di malumori, chi racconta di gazebo di quartiere in cui la domanda più frequente era: “Ma Dall’Igna chi?”. E chi fa notare che, per sapere quanti agenti ci sono davvero, FdI ha dovuto fare un accesso agli atti. Come un qualsiasi consigliere d’opposizione. Fiducia? Non pervenuta.


Il dito e la luna

La vera domanda, però, resta sospesa come uno di quei droni che ogni tanto sorvolano le manifestazioni per “dare un’idea di sicurezza”: chi comanda davvero? Se chi gestisce la sicurezza non ha sotto mano i numeri, e se chi li ha non li condivide, abbiamo un problema. Ma forse è proprio così che piace a molti: confusione, rimbalzi, dichiarazioni indignate e nessuno che si assume la responsabilità piena.


Nel frattempo, Zorro continua a fare il tour d’Italia e a Gallarate si va verso l’inverno con una sicurezza che – parole dell’assessore – fa fatica a coprire l’ordinario. Ma tranquilli, se vi rubano la bici, potete sempre sperare che il ladro sia al GP di Monza. Magari lì, un agente gallaratese lo trova.


CONCLUSIONE (amara, ma necessaria):

In un centrodestra che avrebbe tutte le carte per governare con fermezza, certe scene somigliano più a una telenovela venezuelana che a una coalizione salda. E mentre ci si accapiglia su chi comanda cosa, la città – quella vera, non quella dei comunicati stampa – resta con meno agenti, meno chiarezza e sempre più domande.


Ma ehi, almeno abbiamo Zorro.

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