Gallarate 2027: il PD e il “campo largo” alla ricerca del fantasma perduto
- ventisette.info

- 23 ott
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Ah, Gallarate, quel gioiellino della provincia lombarda dove la politica sembra più un gioco di prestigio che una cosa seria. Mentre il centrodestra tiene banco con idee chiare e progetti concreti (sì, quelli veri, mica le chiacchiere da bar), il Partito Democratico e la sua adorata “coalizione allargata” si lanciano in un nuovo, epico esercizio di autoipnosi collettiva.

«Solo uniti si vince», ci dicono. «Serve un progetto condiviso», ripetono come un mantra. Peccato che, nella realtà, quel progetto condiviso sembri più un puzzle di pezzi sparsi raccolti a caso tra civici, partiti, e chi più ne ha più ne metta. La segretaria del PD di Gallarate, Anna Zambon, si aggrappa a questa visione quasi mistica del “campo largo”, un abbraccio collettivo che però, in pratica, si traduce in un eterno “poi vedremo”.
Nel frattempo, domani sera, 24 ottobre, la lista civica OCG ha deciso di rompere gli indugi e di presentare il proprio “Manifesto civico per Gallarate” alle Scuderie Martignoni. Un evento da non perdere, soprattutto perché Gnocchi e soci sembrano intenzionati a correre da soli al primo turno. Una mossa coraggiosa? O un azzardo politico? Sì, certo, perché alla fine, nel gran ballo della politica locale, l’importante è farsi vedere al ballottaggio per negoziare. “Vediamo chi ci offre di più”, sembra il loro vero slogan nascosto dietro l’aria da “progetto civico”. Poco importa se la città ha bisogno di idee concrete, di visione e di programmazione: si discuterà tutto dopo, a tavolino, tra accordi e poltrone.
Il PD, come sempre, non rinuncia alla sua narrazione rassicurante: “Lavorare insieme, mettere al centro l’interesse collettivo, valorizzare le migliori energie civiche”. Bello, bellissimo. Peccato che “lavorare insieme” spesso significhi perdere tempo in riunioni infinite, mentre chi ha davvero una visione per la città già si muove.
Insomma, il “campo largo” sembra più un campo di battaglia interno, dove la politica è un esercizio di compromessi a ribasso, e dove la concretezza è solo un accessorio decorativo. Nel frattempo, Gallarate resta lì, sospesa tra promesse vaghe e tatticismi da manuale.
Che il centrodestra stia a guardare? Macché. Pronto a scendere in campo con proposte e soluzioni, perché chi ama la propria città non si limita a “vedremo dopo”. Gallarate merita di più. E soprattutto, merita di smettere di sentirsi raccontare favole da chi si perde nei sogni del “campo largo” e nelle promesse da ballottaggio.




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