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“Dormire sotto i ponti è vintage: oggi si va in solaio” Cronache dalla provincia dimenticata, tra Morazzone e Gornate Superiore

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 8 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Ammettiamolo: se qualcuno vi avesse detto che il vostro solaio sarebbe diventato un Airbnb per tossici erranti, probabilmente avreste riso. E invece eccoci qui, in provincia di Varese, tra Morazzone e Gornate Superiore, a raccontare una di quelle storie che se non ci fossero le lettere ai giornali locali, sembrerebbero leggenda metropolitana.


“Dormire sotto i ponti è vintage: oggi si va in solaio” Cronache dalla provincia dimenticata, tra Morazzone e Gornate Superiore

I fatti: una mattina come tante, la padrona di casa apre la porta... e trova una sconosciuta dentro casa. No, non è la nuova vicina venuta a chiedere lo zucchero. È una donna – “magra, capelli scuri e scompigliati”, come da descrizione degna di un casting da serie Netflix post-apocalittica – che dopo aver bivaccato per giorni nel solaio della famiglia, ha deciso che fosse il momento giusto per scendere di un piano. Magari cercava il bagno. O il Wi-Fi.


E no, non era da sola: in due si erano comodamente stabiliti nella parte alta dell’abitazione, probabilmente “sotto effetto di stupefacenti acquistati nei boschi vicini” (che ormai, più che boschi, sembrano grossisti all’aperto). A giudicare da tracce e oggetti lasciati – e qui non vogliamo neanche sapere che tipo di oggetti – la permanenza è durata diverse notti. Nessuna recensione lasciata, ma pare che il materasso fosse comodo.


La provincia che non dorme più sonni tranquilli

La famiglia, come molti italiani abituati a farsi i fatti propri e a non urlare “al lupo” al primo rumore nel solaio, aveva già segnalato presenze sospette. Avevano fatto il loro dovere: chiamato i Carabinieri, segnalato, sperato. Ma come spesso accade, le istituzioni hanno risposto con la proverbiale efficacia del “ci stiamo lavorando”. E nel frattempo, i bivacchi notturni continuavano indisturbati.


“Ci sentiamo spaventati e soli”, scrive la residente. E come darle torto? In un Paese dove si discute per settimane se sia giusto multare chi bivacca sotto i portici di una stazione, chi invece si infila nel solaio altrui può quasi contare su una standing ovation e magari una coperta termica.


La vera notizia?

Non è solo il fatto in sé, surreale quanto volete. È la reazione istituzionale, o meglio, la sua assenza. Una famiglia denuncia. Nessuno interviene. Gli abusivi si accampano nel sottotetto. E quando si materializzano in salotto, tutto quello che si può fare è cacciarli a mano. Ah, il fascino discreto dello Stato moderno.


E se ti arrabbi, se chiedi più sicurezza, sei subito tacciato di “allarmismo”. Se ti scappa un “magari un po’ più di controllo del territorio non guasterebbe”, ecco che vieni arruolato d’ufficio tra i reazionari, quelli che osano ancora pretendere che la casa sia sacra.


Cosa ci portiamo a casa?

Forse la consapevolezza che in certe zone d’Italia la legalità è diventata un’opinione, e che difendere il proprio tetto – letteralmente – è ormai un atto rivoluzionario. La prossima volta che sentite un rumore sopra la vostra testa, non pensate subito ai topi. Potrebbe essere l’ultima moda: lo squat di provincia. Non serve più andare a Milano per occupare una casa. Basta un solaio. Magari anche con vista bosco.


Postilla (per non essere fraintesi):

Non stiamo criminalizzando il disagio, né chi finisce ai margini. Ma quando il “disagio” si presenta in casa tua senza suonare il campanello, forse è lecito chiedersi da che parte stia davvero il rispetto. Delle persone, delle regole, delle famiglie.


Perché una cosa è certa: chi dorme non piglia ladri. Ma se i ladri ti dormono in casa, allora hai un bel problema.

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