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🦴 Cani, fucili e fagiani: a Cairate il bosco è diventato zona grigia

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 1 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

C’è chi a Cairate vorrebbe una passeggiata col cane. E poi c’è chi, armato fino ai denti e mimetizzato come Rambo, la prende come un’offesa personale.


Cani, fucili e fagiani: a Cairate il bosco è diventato zona grigia

Lo sfogo di una cittadina sui social è finito per diventare la fotografia grottesca di un paese dove la caccia è tornata — ma la convivenza civile pare no.

Lei, come tanti, esce a metà giornata per evitare “situazioni spiacevoli”. Tipo: essere gentilmente minacciata perché osa portare il suo cane (al guinzaglio!) in aperta campagna. In pieno giorno. Lontano dai boschi.


“Se si prende i pallini, sono affari vostri”,

“Così mi fai scappare la selvaggina”,

“Noi possiamo sparare sempre, ovunque, chiaro?”

Ecco il livello.


🎯 Tutti sparano, nessuno si prende la responsabilità

Qui non si sta mettendo in discussione il diritto alla caccia, per carità. La caccia è un’attività regolamentata, legale e profondamente legata alla tradizione del territorio. Ma tra il diritto a cacciare e il diritto a non sentirsi nel far west quando si porta fuori il cane, dovrebbe esserci una via di mezzo. O no?


Perché se il cane è al guinzaglio, visibile, a cento metri da un campo aperto, e il problema è “mi disturba i fagiani”, forse la questione non è il cane. Forse la questione è che c’è chi ha scambiato i boschi per una riserva personale.


🐾 La convivenza non è un'opinione: è civiltà

La signora in questione non entra nei boschi, non viola proprietà private, non scorrazza con pitoni sciolti. Eppure viene redarguita da personaggi con il fucile in mano, il tono alzato, e l’aria di chi si sente autorizzato a tutto solo perché ha un porto d’armi e una licenza da esibire.


Ci sarebbe quasi da chiedersi se non serva più buonsenso in chi detiene un’arma, piuttosto che nelle famiglie con cane e guinzaglio. Perché in uno Stato civile, non si spara a tutto ciò che si muove, e non si lascia che i “pallini” diventino una minaccia semi-legittimata contro chi cammina con un animale.


🐤 E la biodiversità?

La signora ha detto anche un’altra cosa interessante:

"Ma davvero crediamo alla favoletta della biodiversità, quando i fagiani vengono allevati in gabbia e rilasciati tre giorni prima della battuta di caccia?"


E qui, per una volta, anche i meno sospettabili dovrebbero farsi qualche domanda. Perché non è caccia, è tiro a segno. Con animali addestrati a stare fermi, impauriti, e con cittadini normali che devono scappare per non finire nel mirino solo perché camminano nel posto sbagliato al momento sbagliato.


🔚 Il vero problema? Chi si sente intoccabile

Il problema non è la caccia, né i cacciatori — quelli veri, rispettosi delle regole, esistono eccome. Il problema è chi si sente il padrone del territorio solo perché ha versato la tassa venatoria.

Come se bastasse pagare per azzerare i diritti degli altri.


E no, non funziona così.

Neanche in provincia.


📢 Conclusione? Regole per tutti. Rispetto per chi esce col cane, e anche per chi va a caccia. Ma minacce, aria da sceriffi e senso di onnipotenza, lasciamoli alle serie tv.

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