Busto Arsizio: luci, occhi e buon senso… prima che servano le armi
- ventisette.info

- 11 nov
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BUSTO ARSIZIO – Fare shopping dopo le 19.30 a Busto Arsizio è ormai un piccolo sport estremo. Non è fantascienza: parcheggi bui, ombre sospette e qualcuno che ti guarda un po’ troppo da vicino. I commercianti, stanchi di improvvisarsi detective notturni, hanno detto basta. E ieri si sono seduti attorno a un tavolo con chi di dovere – polizia, carabinieri e assessore alla sicurezza Matteo Sabba – per mettere i piedi nel piatto.

Le richieste? Semplici. Più luci (non un lampione da Natale ogni tanto), più pattuglie (quelle vere, non in fila per la foto) e un po’ di buon senso: il cosiddetto controllo di vicinato commerciale. Tradotto: “Guardiamoci le spalle l’un l’altro e fermiamo chi non ha intenzioni amichevoli”. Perché lavorare senza guardarsi le spalle non è un optional, è un diritto.
L’incontro ai Molini Marzoli è stato un po’ come la riunione di condominio che tutti vorremmo: chi ha paura parla, chi deve garantire la sicurezza ascolta, e tutti escono con qualcosa di concreto. Sabba l’ha detto chiaramente: «Una città viva è anche una città sicura». Facile a dirsi, meno a farlo… se non si illumina, non si pattuglia e si lascia che ognuno si arrangi.
Poi c’è il dettaglio che vale oro: il luogotenente Caseri ha sintetizzato la filosofia della sicurezza in due parole – «Meglio un intervento inutile che uno intempestivo». Traduzione in soldoni: se ci siamo, il furbo ci pensa due volte. Se non ci siamo… beh, il furbo fa festa.
Morale della favola: più luci, più occhi, più buon senso. Perché una città che ha paura non cresce. E i commercianti? Quelli vogliono solo poter chiudere il negozio senza sentirsi protagonisti di un film d’azione.




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