Borri: uffici o mercato? Meglio realtà che fantasia
- ventisette.info

- 13 ott
- Tempo di lettura: 2 min
A Busto Arsizio non ci si annoia mai. Anche i mattoni fanno notizia. Stavolta tocca all’ex Calzaturificio Borri, uno degli edifici più simbolici (e dimenticati) della città, che finalmente rientra nell’agenda operativa del Comune con un progetto chiaro: farne una sede per gli uffici comunali.

Una notizia che, come prevedibile, ha riacceso il dibattito. C’è chi rilancia con visioni alternative, chi parla di occasione mancata, chi sogna il “Borri Market”, un grande mercato coperto dal sapore urbano e moderno. E sia chiaro: il sogno è legittimo, pure interessante. Ma qui il punto non è sognare. È realizzare.
Il tempo dei rendering è finito
Negli anni, il Borri è stato un contenitore di idee, suggestioni, bandi falliti e tentativi più o meno riusciti di riqualificazione. Dopo il naufragio del progetto PINQUA – naufragio causato da fattori ben noti e non certo attribuibili a scelte di oggi – l’amministrazione ha scelto una strada: usare fondi propri, tagliare le attese infinite e rimettere in moto una macchina ferma da troppo.
Scelta pragmatica, magari non poetica, ma utile. E soprattutto: fattibile.
Il mercato coperto: sogno bello, ma chi lo regge?
Il “Borri Market”, come viene chiamato da alcuni, è un’idea che sicuramente cattura l’immaginazione. Ma oggi, con i mercati rionali che arrancano e i piccoli commercianti che chiedono sostegno vero, non bastano uno spazio nuovo e due piante per fare comunità.
Serve una gestione solida, un piano economico, un coinvolgimento vero degli operatori e – diciamocelo – una domanda reale da parte dei cittadini. Perché altrimenti, quello che parte come “mercato coperto attrattivo” rischia di finire come “grande scatola con le serrande abbassate”.
Sì, Busto merita di più. Ma di più… cosa?
Busto merita di più, è vero. Ma merita anche risposte concrete, non solo visioni astratte. La scelta di destinare l’ex Borri a uffici comunali nasce da una necessità: razionalizzare gli spazi, ridurre affitti, dare dignità ai servizi pubblici, accorpare sedi oggi sparse e frammentate. Un progetto che guarda al futuro con ordine, coerenza e attenzione alle finanze pubbliche. E poi, diciamolo: un edificio che torna a vivere con persone che lo attraversano ogni giorno, non è comunque un modo per rigenerare un quartiere?
Visioni sì, ma con i piedi per terra
In una città viva, il confronto sulle idee è una ricchezza. Ma il valore di un’amministrazione si misura sulla capacità di trasformare i progetti in cantieri, e i cantieri in opere utili alla collettività. E oggi, senza vincoli esterni e con le carte in regola, Busto può finalmente prendersi il Borri, non come simbolo di ciò che sarebbe potuto essere, ma di ciò che – con serietà – sarà.




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