A Luino spira aria nuova (con profumo di ordine): Artoni scende in campo
- ventisette.info

- 22 ott
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Diciamolo subito, senza troppe moine: c’è chi si candida con le pantofole e chi, invece, si mette gli anfibi e scende in campo. A Luino, il secondo caso ha un nome e cognome: Furio Artoni. Avvocato, già volto noto nel consiglio comunale, con una certa reputazione da uomo che, quando dice una cosa, poi la fa. Una qualità che, ultimamente, sembra sempre più rara della nebbia a luglio.

Artoni si è presentato. Senza squilli di tromba da Roma né benedizioni ufficiali dei soliti salotti. Un semplice messaggio – freddo, dicono – ha avvisato i partiti del centrodestra che, sì, lui c’è. E no, non aspetta che qualcuno gli porti la fascia tricolore su un vassoio d’argento. Il ragazzo gioca di anticipo, come chi ha le idee chiare e ha già iniziato a lavorare mentre gli altri stavano ancora facendo le prove generali del teatrino delle alleanze.
Dalla teoria al campo: Gli Stati Generali (non quelli francesi)
Il suo percorso non è nato ieri. Parliamo di un anno di incontri, confronti pubblici, carte scritte e progetti cuciti con il filo della concretezza. Si chiama “Stati Generali del Centro Destra” – e no, non è solo un nome elegante per un gruppo di amici al bar. È un comitato con nomi e cognomi, che ha studiato il territorio, ascoltato il rumore (e il silenzio) delle piazze, e soprattutto ha tirato fuori un programma.
Programma vero. Non quei documenti pieni di slogan vuoti e foto in posa. Qui si parla di frontalieri e sicurezza, ospedale da salvare (sì, quello che ogni tanto viene citato e poi dimenticato), viabilità che non sia un terno al lotto e soprattutto un'idea: Luino può crescere. Ma serve qualcuno che, prima di tutto, sappia mettere ordine.
L’ordine delle cose
Chi conosce Furio Artoni lo sa. È uno che non ama le chiacchiere, predilige i fatti. E per chi ha orecchie ben allenate, certe ispirazioni si sentono anche senza essere urlate. Una linea netta, senza giri di parole: rigore, responsabilità, territorio prima di tutto.
Non serve il bollino “ufficiale” per capire da che parte sta. E infatti Artoni è considerato, sottovoce ma neanche troppo, un riferimento locale per chi apprezza visioni politiche più vicine al concetto di identità, sicurezza, sviluppo reale. Per intenderci: se nel DNA del cambiamento c'è un cromosoma “vannacciano”, beh, la corrispondenza è più che sospetta.
La politica delle spine (e dei messaggi)
Certo, la sua mossa ha lasciato qualche sopracciglio alzato nei partiti ufficiali. Qualcuno si aspettava una candidatura allineata e coperta, magari dopo un paio di cene e qualche accordo sottobanco. E invece no: qui si va dritti al punto, senza bisogno di perdersi nei corridoi della diplomazia.
La coalizione? Arriverà, forse. Ma nel frattempo, Artoni c’è. E sembra intenzionato a portare avanti un'agenda che ha al centro parole concrete come sicurezza, sanità, infrastrutture, lavoro. Parole semplici, ma che da troppo tempo vengono buttate in campagna elettorale e poi dimenticate.
Un’altra Luino è possibile?
In tempi di slogan sbiaditi e promesse a tempo determinato, qualcuno che parli chiaro e faccia sul serio non è una minaccia, ma una benedizione. Artoni non si propone come salvatore della patria, ma come amministratore vero. Uno che, al posto dei selfie con la fascia, potrebbe preferire una stretta di mano a un imprenditore, una risposta chiara a un cittadino, un progetto serio per una città che ha tutte le carte per tornare a essere protagonista.
Che piaccia o no, è iniziato qualcosa. E forse, per Luino, è davvero tempo di dare spazio a chi non ha paura di mettere le mani in pasta. E nemmeno di dirlo.




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