top of page

7.000 euro in monetine e nessuna pietà: quando il gioco d’azzardo smette di far ridere

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 21 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Gallarate, gli avvocati suonano l’allarme: “Le macchinette sono il male”. E noi diciamo: se c’è da scegliere tra libertà e rovina, allora scegliamo la libertà. Ma quella vera.


7.000 euro in monetine e nessuna pietà: quando il gioco d’azzardo smette di far ridere

Ci sono cose che fanno girare le palle. E poi ci sono le macchinette mangiasoldi, che le palle te le tritano, una monetina alla volta. Gallarate non è Las Vegas, eppure nel silenzio di troppe sale giochi a luci spente e coscienze ancor più buie, si stanno giocando drammi da tragedia greca. Solo che qui l’oracolo di Delfi è un display che lampeggia "Hai vinto 5 euro!" dopo che ne hai buttati dentro 500.


Ce lo dicono, finalmente con coraggio, gli avvocati dell’associazione Azzardo e nuove dipendenze (And), gente seria che da 22 anni raccoglie i cocci lasciati da quello che viene ancora romanticamente chiamato "gioco". Ma che gioco non è. È una trappola. E per molti, l’ultima.


"Le macchinette sono in cima alla lista dei danni peggiori", dicono. E noi, per una volta, non possiamo che sottoscrivere. Senza se e senza ma.


Ogni mese, dieci nuove storie. Non stiamo parlando di poveri ingenui che si sono fatti fregare da una mano sbagliata a poker. Parliamo di uomini e donne che hanno bruciato patrimoni da 400mila euro, o che hanno tentato rapine disperate per tappare i buchi lasciati da un joystick impazzito. Uno, addirittura, si è presentato con 7mila euro in monetine – come se dovesse sfidare Paperon de’ Paperoni in una gara di nuoto nel denaro – e in meno di 90 minuti si è fatto stracciare vivo dalla "macchinetta". E no, non era un caso clinico. Era solo uno dei tanti.


Ma vogliamo parlare degli altri?

Gratta e Vinci, sport nazionale. Scommesse sportive, sport da divano e da agenzia. E poi il bingo, l’online, la finta libertà travestita da app con interfaccia accattivante. Eppure la sostanza è sempre la stessa: un sistema che lucra sulla disperazione umana. Che ingrassa sulle debolezze. Che trasforma un problema sociale in un’opportunità commerciale. Complimenti.


Il cortocircuito della libertà malintesa

Ci diranno che ognuno è libero di scegliere. Che vietare, controllare, limitare è da statalisti. Ma noi una domanda la vogliamo fare: è davvero libertà quella che ti fa scegliere tra la tua famiglia e una schedina? Tra l’affitto e una grattata da due euro? Oppure è solo libertà di autodistruggersi, applaudita da chi incassa e si volta dall’altra parte?


Il bello è che mentre lo Stato predica inclusione, assistenza, e "nessuno resti indietro", dall’altra parte incassa miliardi dal gioco legale. Bell'affare. Legalità non significa giustizia, e questo è un perfetto esempio.


A Gallarate qualcuno alza la testa.

Il convegno all'Istituto Falcone, lo scorso 15 ottobre, ha riunito psicologi, educatori, medici, avvocati e perfino amministratori di sostegno. Un tavolo vero, con gente vera, che ogni giorno cerca di tirare fuori dal buco nero chi ci è finito dentro. È un piccolo fronte di resistenza civile contro il mercato della disperazione.


Perché il vero degrado non è nelle periferie, ma dentro quei locali anonimi dove si spegne il cervello e si accende la slot. E il vero crimine non è solo giocare: è lasciare che questo sistema prosperi indisturbato, mentre finge di essere "divertimento".


Noi, nel dubbio, stiamo dalla parte di chi non ci guadagna.

Dalla parte di chi prova ancora a salvare le persone, non a spolparle.

Perché la differenza tra gioco e azzardo è sottile.

E spesso ha la forma di una monetina da un euro, che rotola via insieme alla dignità.

Commenti


bottom of page