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Welfare col fiatone e buche nell’anima: se amministrare diventa un atto di coraggio (vero)

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 18 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Nel mondo incantato dove tutto dovrebbe funzionare “dall’alto”, ci sono assessori che fanno i conti con la realtà. E la realtà, si sa, ha la pessima abitudine di non seguire le slide.


Welfare col fiatone e buche nell’anima: se amministrare diventa un atto di coraggio (vero)

Roberto Molinari, assessore ai Servizi Sociali di Varese, ha deciso di fare quello che di solito è sconsigliato nella politica moderna: dire le cose come stanno. Niente frasi da manuale, zero “pensiamoci insieme” da salotto, nessun “ripartiamo dai territori” detto con la mano sul cuore. Lui parte dai territori sul serio, e ci sbatte la faccia ogni giorno.


Altro che buche: qui saltano i fondamentali

Mentre l’attenzione di molti si concentra sulle buche da sistemare e sulle rotatorie da fotografare (che, intendiamoci, servono eccome), Molinari butta sul tavolo un problema più grosso: non c’è più un modello di welfare che tenga.

Non regge l’assistenza ai minori, non regge la gestione delle disabilità, non regge l’aiuto agli anziani, e nemmeno l’emergenza abitativa. Il Comune cerca di tappare le falle, ma la diga è piena di crepe. E lo Stato? Assente ingiustificato. Però sempre pronto a firmare carte, ratificare convenzioni internazionali e dichiararsi “vicino ai più fragili”. Salvo poi girarsi dall’altra parte quando arriva il conto.


Il “noi” che si spezza sotto il peso del “voi arrangiatevi”

Molinari snocciola numeri, ma non lo fa per pietismo o allarmismo. Lo fa da amministratore che sa cosa vuol dire gestire, non chiacchierare.


  • 400 minori seguiti dai Servizi Sociali.

  • Fino a 120 euro al giorno per chi è in comunità.

  • 1,5 milioni per sostenere le famiglie con disabili.

  • 1,5 milioni per le rette in RSA.

  • Il 30% della popolazione varesina sarà anziana a breve.


E tutto questo con un modello statale che firma ma non paga, approva ma non agisce, promette ma non consegna.

Ora, senza voler scomodare il principio di sussidiarietà, qui ci vorrebbe semplicemente un po’ di buon senso e responsabilità: se deleghi ai Comuni i compiti, allora dai anche gli strumenti per portarli avanti, o per favore non parlare di “coesione sociale” alla prima occasione pubblica.


Il PD si guarda allo specchio (finalmente)

Il bello – e qui viene il colpo di scena – è che questa denuncia arriva proprio da dentro il Partito Democratico. Molinari, con toni lucidi e tutt’altro che rassegnati, invita il suo stesso partito a rimettere i piedi per terra. Meno identità fluide e più anziani soli. Meno dichiarazioni d’intenti e più sostegni reali.Perché, per dirla con le sue parole: “Se rincorriamo solo le mode dove il tema dell’attenzione sociale si riduce ai diritti individuali, facendo passare in secondo piano il pilastro dei diritti sociali, che invece fanno crescere il benessere della popolazione, saremmo strabici.”

Strabici, sì. E anche un po’ miopi. Perché a furia di guardare in alto (verso Roma, verso Bruxelles, verso “l’Europa che ce lo chiede”), ci si dimentica di guardare chi bussa alla porta dell’ufficio dei Servizi Sociali perché non riesce più a pagare la retta della mamma in RSA o l’affitto del bilocale a Valle Olona.


Serve un cambio di rotta. Magari partendo dal basso.

La proposta? Semplice (ma non semplicistica): una nuova costituente per il welfare. Non un convegno, non un manifesto da firmare in 12 lingue, ma un processo serio e concreto che parta dai Comuni, dai territori, da chi il welfare lo gestisce davvero.

Basta con le norme calate dall’alto, i fondi “spot”, le deleghe a costo zero. O lo Stato torna a fare lo Stato, o smette di pretendere che i Sindaci e gli assessori siano miracoli ambulanti.


✍️ Conclusione (per chi ha fretta)

Molinari non fa opposizione. Fa proposta. Non lancia accuse, ma chiede risposte. E soprattutto fa una cosa rara: si prende la responsabilità di dire che così non va. Né per Varese, né per l’Italia.

E se anche il PD si sveglia e comincia a riflettere sul fatto che non tutto può essere ridotto a slogan progressisti e selfie di quartiere, beh… vuol dire che forse c’è speranza.


Ma per ora, chi amministra sul serio – a destra, a sinistra o dovunque si trovi il buon senso – resta solo con la sua calcolatrice, i suoi tagli e il suo coraggio.

E questo, più che una notizia, è un dato di realtà.

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