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Varese, la guerra santa contro gli storni (e la sacra alleanza del buonismo alato)

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 29 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
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C’è sempre un’emergenza nuova da salvare. Dopo i panda, i ghiacciai e le panchine arcobaleno, ora tocca agli storni. Sì, proprio loro: gli uccellini che trasformano le piazze in campi minati di guano e gli alberi in condomìni a ore.


Varese, la guerra santa contro gli storni (e la sacra alleanza del buonismo alato)

A Varese, il Movimento 5 Stelle ha deciso che la priorità del momento è “fermare la strage di uccelli”. Lo ha detto con toni drammatici Luca Paris, che porterà in consiglio comunale una mozione contro il piano regionale che autorizza la caccia a storni e fringuelli. Migliaia di poveri pennuti “massacrati” — o, per chi vive in città, semplicemente gestiti.


Il documento chiede alla Regione Lombardia di ritirare il piano di abbattimento. Francesca Bonoldi e Diego Carmenati (M5S) parlano di “danno serissimo alla biodiversità” e di “inefficacia della caccia”. Tutto vero, tutto nobile — peccato che mentre si difendono gli storni, i balconi dei varesini continuino a diventare bersagli di precisione per le loro artistiche deiezioni.


Perché, diciamolo: l’ambientalismo da salotto funziona finché resta a debita distanza dal reale. È facile voler salvare gli uccellini quando non si vive sotto il loro nido. È facile condannare la caccia quando non si coltiva un frutteto devastato da stormi degni di Hitchcock.


La Lombardia, con il suo piano, ha scelto un approccio pragmatico: limitare gli eccessi, contenere una popolazione fuori controllo. Ma per certi movimenti, il pragmatismo è una parolaccia. Meglio una mozione, un comunicato e qualche applauso virtuale che risolvere un problema concreto.


E così, a Varese, mentre il mondo si occupa di inflazione, energia e sicurezza, c’è chi combatte la “strage di storni”.

Un giorno, forse, anche gli umani torneranno nell’elenco delle specie da proteggere.

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