Varese: il ritorno dei 5 Stelle. Ed era ora, diranno i tassi.

Quando il campo largo si fa stretto e il canile diventa questione di biodiversità (e visibilità)

Sì, esistono ancora. I 5 Stelle. A Varese. Lo hanno confermato loro stessi con una nota ufficiale (che ha tutto il tono di una dichiarazione ONU sull’Artico), in cui si scagliano contro il nuovo progetto del canile nella zona dei Duni. Pare che l’amministrazione abbia "bypassato" la VAS — la Valutazione Ambientale Strategica — e questo, secondo i pentastellati, è un crimine contro la natura. E contro le procedure, che è peggio.

La domanda vera però è un’altra:

ma da quanto tempo non li sentivamo?

Un tempo forza di governo nazionale, oggi gruppo “territoriale” che si affaccia sulla scena come una cometa: improvvisamente, dopo anni di silenzio, si rianimano grazie a... un canile.

Una resurrezione che non era nei piani di nessuno. Nemmeno del PD locale.

Il campo largo... di chi?

Ufficialmente, i 5 Stelle e il Partito Democratico fanno parte del cosiddetto campo largo.

Ma a Varese — come in molte altre città — questo campo sembra più un’aiuola divisa a metà: ognuno si innaffia i suoi fiori, e che gli altri si arrangino.

La giunta è di centrosinistra, a trazione PD, e il progetto del canile è farina del loro sacco. Ma i grillini no, non ci stanno. E invece di fare squadra, si trasformano in comitato ambientalista e scendono in campo con le unghie (verdi) sguainate.

Gli alleati che nessuno vorrebbe in casa quando si cena con ospiti importanti.

Così, mentre il PD cerca di governare e il centrodestra fa opposizione compatta (come dovrebbe essere in una democrazia sana), i 5 Stelle fanno... i 5 Stelle. Entrano in aula solo per ricordare che il corridoio ecologico dei Duni è sacro. Altro che le esigenze del Comune, le emergenze degli animali randagi o la necessità di una struttura nuova.

VAS o non VAS, questo è il problema

Certo, le critiche formali hanno un loro senso: la VAS non è un optional, e in alcuni casi andrebbe fatta. Ma è il tono da crociata morale a lasciare perplessi.

Con riferimenti al "Consiglio comunale degli Animali Selvatici" e "tracce inequivocabili" lasciate sul terreno dai selvatici — che pare più l’inizio di un documentario che un documento politico — i 5 Stelle sembrano più impegnati a fare narrativa che a proporre soluzioni.

Nel frattempo, nel mondo reale, c’è un Comune che cerca di rispondere a un’esigenza concreta: un nuovo canile, con gattile e CRAS. In un'area già prevista per impianti sportivi (mai realizzati, ça va sans dire). Ma no, per i pentastellati l’area è troppo pura, troppo vergine, troppo "incontaminata". Praticamente la Svizzera dei tassi.

Il centrodestra osserva. E, per una volta, sorride

Da opposizione unita, il centrodestra si gode lo spettacolo: il PD accerchiato da quelli che, teoricamente, sarebbero i suoi compagni di viaggio; i 5 Stelle che riscoprono l'attivismo solo quando c’è da fermare qualcosa (come da manuale); e intanto la città osserva, forse chiedendosi: ma questa cosa del campo largo... funziona solo alle elezioni nazionali e regionali?

Una cosa è certa: l’ambientalismo va bene, ma a Varese servono anche soluzioni. Le battaglie ideologiche fanno curriculum, ma non sempre servono ai cittadini. Né agli animali, che nel frattempo aspettano un posto migliore dove stare. Magari senza dover consultare la mappa dei corridoi ecologici ogni volta che scodinzolano.

Conclusione: si rivedono, ma solo per dire no

I 5 Stelle locali sono riapparsi. Hanno trovato un micro-tema per rientrare nel dibattito.

Ma tra retorica ambientalista, tono da ONG sotto stress e tirata d’orecchie agli alleati di giunta, lasciano più dubbi che certezze. A partire da questa:

a chi parlano, oggi, i 5 Stelle varesotti?

Perché se parlano agli animali selvatici, possiamo anche capirli.

Ma se sperano di parlare agli elettori......

forse è meglio cambiare tono. E binocolo.