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Vannacci, Varese e la paura del confronto – Newton, ma dove vai?

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 20 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

In un’Italia dove la parola “confronto” viene ripetuta più spesso di “apericena” nelle bio di Instagram, fa un certo effetto vedere una scuola – luogo per definizione deputato alla formazione del pensiero critico – chiudere la porta in faccia proprio al dibattito. È successo a Varese, all’Istituto Newton, una delle scuole più storiche e attive della città. Attiva, sì. Ma forse solo quando il pensiero è omologato.


Vannacci, Varese e la paura del confronto – Newton, ma dove vai?

Il protagonista escluso? Il generale (ed europarlamentare) Roberto Vannacci. Uomo divisivo? Certo. Ma anche eletto da centinaia di migliaia di italiani. E questo, piaccia o no, dovrebbe bastare almeno a meritarsi il diritto di parola in un’aula scolastica. E invece no. Troppo rischioso, si dice. Non è il profilo adatto. Tradotto: meglio non far pensare troppo i ragazzi, non si sa mai che escano dal binario prestabilito.


Il Newton ha così sbagliato due volte. Primo, perché ha perso un’occasione educativa. Non c’è formazione senza confronto con idee anche (soprattutto) scomode. Secondo, perché ha lanciato un messaggio chiaro: qui si ascolta solo chi dice ciò che vogliamo sentire. Più che scuola, sembra un podcast monotematico.


E sia chiaro: non si tratta di essere "pro Vannacci" o "contro Vannacci". Si tratta di capire che censurare un'idea, invece di smontarla con argomenti, è il modo più rapido per renderla ancora più forte. È la regola d’oro della comunicazione: ciò che viene vietato diventa virale. Ma questo, evidentemente, al Newton lo hanno saltato.


Intanto Vannacci continua a girare, a parlare, a portare il suo messaggio davanti a chi è disposto a mettersi in discussione. A sinistra, si predica inclusività – finché non bussa alla porta qualcuno che non rientra nel copione. Allora tutto si chiude. E si chiude male.


Noi, invece, preferiamo le porte aperte. Anche quando da quelle porte entra chi ci costringe a pensare. O, peggio ancora, a cambiare idea.


Bentornato, pensiero libero. Fatti largo.

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