📬 L’Ufficio Postale a Mezzogiorno Chiude: FDI Sesto Calende Chiede il Doppio Turno (E fa bene)
- ventisette.info

- 1 ott
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C’è una strana religione in questo Paese, e non parliamo del calcio o del culto del caffè al bar. È la venerazione per lo status quo, specialmente se inefficiente. A Sesto Calende, per esempio, il tempo si è fermato al marzo 2020, almeno per l’Ufficio Postale.

Sì, perché da allora — in nome dell’Emergenza, parola magica capace di mettere in pausa cervello e buonsenso — l’orario dell’Ufficio Postale è rimasto inchiodato alle sole ore mattutine. E la pandemia? Finita. Le restrizioni? Rimosse. Ma l’orario? Quello no. Quello resta sacro e immutabile come un vecchio orologio rotto in un museo di archeologia burocratica.
Ma adesso qualcuno ha avuto l’ardire di dire: “Scusate, ma non vi sembra una scemenza?”
Mozione (finalmente) di buon senso
Il gruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio Comunale a Sesto Calende ha presentato una mozione che, in un Paese normale, non sarebbe nemmeno necessaria: riportare l’Ufficio Postale a un orario umano, estendendolo fino alle 19:00. Roba da far tremare i polsi a chi pensa che “lavorare il pomeriggio” sia una forma di tortura medievale.
E non si tratta solo di comodità per chi lavora — che già basterebbe — ma di qualcosa di più ampio: visione strategica, attenzione al territorio, e rispetto per i cittadini.
Sesto Calende non è un borghetto qualsiasi
Parliamo di un comune che è polo naturale per una rete di centri minori, una realtà viva, con cittadini attivi, imprese, professionisti, e famiglie che non vivono più al ritmo del gallo. Qui non si può pensare che un servizio essenziale come l’ufficio postale funzioni con lo stesso orario del bar di paese nel 1953.
Ma evidentemente per qualcuno il tempo si è fermato. Forse per nostalgia, forse per comodità. O forse perché certi ambienti amministrativi — pubblici o parapubblici — preferiscono che tutto resti piccolo, lento, e controllabile.
Sia mai che si alzi l’asticella dell’efficienza.
Chi ci guadagna da un orario ridicolo?
Spoiler: non i cittadini. Non chi lavora fino alle 17:00, non chi deve spedire documenti, non l’anziano del paese vicino che prende due pullman per trovare lo sportello chiuso. E neppure l’immagine di un’Italia che, a parole, si dice “moderna”, ma poi si perde su un timbro alle 11:45.
Ma quindi, che succede?
La mozione — firmata dai consiglieri Mario Boatto e Marco Limbiati — chiede al Sindaco e alla Giunta di farsi sentire (e no, non con una mail cortese e dimenticabile), presso Poste Italiane. Quella grande macchina che, quando vuole, sa essere efficiente come una banca svizzera… ma solo quando vuole.
Il messaggio è chiaro: Sesto non è la periferia dimenticata dell’Impero. È un centro attivo e merita servizi all’altezza.
Una piccola rivoluzione? Forse. Ma anche un segnale.
In un’epoca in cui sembra che chiedere efficienza sia diventato un atto sovversivo, questa mozione ha un pregio: ricorda che le città crescono solo quando i servizi funzionano.
E, diciamocelo: un Ufficio Postale che chiude alle 12 è roba da repubblica delle banane.
Sesto Calende merita (almeno) il turno pomeridiano.
E chi non è d'accordo……probabilmente non fa la fila alle Poste.




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