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Somma Lombardo, terra di roghi serali e nasi turati. Ma tranquilli, va tutto bene (forse)

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 22 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

A Somma Lombardo il tramonto ha un profumo tutto suo. Non è quello romantico del gelsomino o del legno d’ulivo che arde nel camino. No. Qui ogni sera, puntuale come le bollette e l’ultimo ritardo del treno, arriva lui: l’aroma carbonizzato del mistero. Una nuvola densa, acre, che si insinua tra le finestre socchiuse e nei polmoni della gente.


Somma Lombardo, terra di roghi serali e nasi turati. Ma tranquilli, va tutto bene (forse)

Altro che suggestione autunnale. Qui si parla di fumo vero, fastidioso, sospettosamente tossico. I cittadini sono esasperati. E lo dicono chiaramente, soprattutto sui social, dove almeno qualcuno li ascolta – perché dal Comune, finora, più che risposte sembrano arrivare... sbuffi di cortesia.


Una domanda scomoda, ma legittima

Il post che ha fatto il giro del paese non è poesia urbana, ma un grido stanco:


“Dobbiamo rassegnarci al fatto che Somma diventi la nuova Terra dei Fuochi?”


Domanda legittima, per chi respira ogni sera l’equivalente di un cassonetto che brucia. Il punto è: cosa si aspetta a intervenire? Una perizia? Un morto? O forse – ipotesi maliziosa – si teme di disturbare qualche equilibrio delicato?


Perché quando il problema si ripete, ma il responsabile resta ignoto… il dubbio viene. È davvero così difficile capire da dove arriva il fumo? O più semplicemente, non si vuole guardare troppo da vicino per non dover agire davvero?


L’amministrazione fa… l’amministrazione

Il sindaco Bellaria, sempre pronto a rassicurare e condannare genericamente le "situazioni incresciose", per ora non ha ancora messo il naso – nel vero senso della parola – nel problema. Magari è solo questione di sensibilità olfattiva, ma qui la puzza c’è e si sente forte.


E allora la gente si arrangia, denuncia, condivide, fotografa. Ma mentre la cittadinanza si auto-organizza come nei migliori episodi di "Report", le istituzioni sembrano ancora nella fase "stiamo valutando".


Tradotto: si sa che c’è un problema, ma si aspetta che passi da solo.

Magari col cambio del vento.


Ma davvero?

In un Paese dove la plastica non si può più neanche chiamare "plastica", ma “materiale di derivazione polimerica”, e dove se accendi un fuoco nel tuo giardino rischi una multa, com’è possibile che nessuno riesca a fermare un tizio che brucia rifiuti ogni sera?


Forse perché non si tratta di “un tizio” qualsiasi. Forse perché nel nome del rispetto (di chi, poi?) si tollera anche l’intollerabile.


Il diritto all’aria pulita? Troppo basic

Non è trendy parlare di “odori molesti”. Troppo anni ’90. Oggi vanno di moda le battaglie globali: il cambiamento climatico, le microplastiche nei ghiacci antartici. Ma il diritto a respirare nel proprio quartiere senza sentirsi in un inceneritore abusivo? Roba da reazionari, da “quelli che si lamentano sempre”, da cittadini con la schiena dritta.


Eppure basterebbe poco: controlli veri, sanzioni, tolleranza zero. E magari, ma proprio magari, qualcuno che dica che la legalità vale anche di notte.


Conclusione (amara)

Somma Lombardo non è la Terra dei Fuochi. Non ancora. Ma quando si comincia a tollerare il fuoco basso, finisce che si cuoce lentamente anche la dignità di un paese.


Serve il coraggio di dire le cose come stanno. Di disturbare, se necessario. Di dire "no" anche quando è scomodo.


Perché respirare non è un privilegio. È un diritto.


E se ogni sera dobbiamo scegliere tra aprire le finestre o respirare veleno, allora sì: qualcosa si è rotto. E non è solo il nostro naso.

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