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Somma Lombardo come Copenaghen? Piantanida e il grande racconto della “sicurezza reale”

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 21 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

C’è chi racconta la realtà, e poi c’è chi la crea. A Somma Lombardo, pare che l’assessore alla Sicurezza Edoardo Piantanida abbia deciso di optare per la seconda strada. Un po’ come un illusionista navigato, elenca dossi, strisce pedonali, telecamere, e incontri con i cittadini come se stesse descrivendo una rivoluzione copernicana. Peccato che per molti cittadini, la luna non l’ha ancora portata giù.


Somma Lombardo come Copenaghen? Piantanida e il grande racconto della “sicurezza reale”

Nel suo ultimo intervento pubblico, Piantanida snocciola dati, risultati e iniziative come un bravo studente alla maturità, intento a impressionare la commissione. “Sicurezza reale, non percepita”, ripete come un mantra. Una frase che, detta da chi amministra da oltre dieci anni, suona più come una difesa d’ufficio che come una conquista collettiva. D’altra parte, è facile parlare di “sicurezza reale” quando si vive protetti dal cordone della politica, con la polizia locale che fa i turni serali e i cittadini che invece, per sentirsi tranquilli, devono organizzarsi in gruppi WhatsApp.


Piantanida, evidentemente, guarda a Somma come un piccolo gioiello nordeuropeo, una specie di Copenaghen del Varesotto, con piste ciclabili scintillanti e telecamere intelligenti che scrutano ogni angolo. Ma forse, più che alla Danimarca, bisognerebbe guardare ai marciapiedi dissestati, alle aree buie e alle segnalazioni ignorate per mesi, se non anni. Perché tra la narrazione istituzionale e il quotidiano dei cittadini, il divario sembra più largo della pista ciclabile appena inaugurata.


E non è un caso che le critiche arrivino anche da Fratelli d’Italia, che pure, in altri contesti, sulla sicurezza ha fatto del pragmatismo la sua bandiera. Ma qui, a Somma, si osa criticare e subito si viene invitati alla calma e al “dialogo”. Il messaggio è chiaro: va tutto bene, ma se proprio avete qualcosa da dire, fatelo a bassa voce — e magari in privato, davanti a un caffè col comandante.


Ma allora perché i cittadini continuano a segnalare problemi? Perché si moltiplicano i gruppi di controllo di vicinato? Perché, pur con telecamere e strisce nuove di zecca, la percezione di insicurezza resta alta? La risposta è semplice: perché la sicurezza non si misura a colpi di conferenze stampa o di comunicati autocelebrativi. La si costruisce stando tra la gente, ascoltando anche le critiche più scomode e, soprattutto, evitando quell’atteggiamento paternalistico che traspare ogni volta che qualcuno osa mettere in dubbio la versione ufficiale.


Undici anni di amministrazione portano spesso un effetto collaterale: la convinzione che ciò che si fa sia, per definizione, giusto e sufficiente. Ma il consenso non si misura in chilometri di pista ciclabile, né in selfie davanti alle caserme in ristrutturazione. E men che meno si costruisce a suon di paragoni improbabili con città che guidano le classifiche mondiali della sicurezza.


A Somma Lombardo non serve uno sceriffo né un narratore di favole moderne. Serve un amministratore che esca davvero dal palazzo, che smetta di insegnare ai cittadini cosa devono percepire e inizi, finalmente, a percepire lui stesso ciò che i cittadini vivono ogni giorno.


Perché sì, caro assessore, la percezione conta. Eccome se conta. E quando i cittadini percepiscono che qualcosa non va, magari — solo magari — non è sempre colpa loro.

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