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Sesto Calende, sinistra “futura” ma già in crisi: il weekend delle dimissioni e del “nulla di fatto”

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 20 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Tre dimissioni in 48 ore, una giunta che barcolla, una maggioranza che arranca e l’opposizione che — finalmente — prende parola. A Sesto Calende, il centrosinistra in versione “zen” scopre che governare è un’altra cosa rispetto a fare proclami e distribuire deleghe come caramelle.


Sesto Calende, sinistra “futura” ma già in crisi: il weekend delle dimissioni e del “nulla di fatto”

Chi l’avrebbe mai detto che un tranquillo weekend d’autunno avrebbe portato a Sesto Calende più scosse che una domenica in zona sismica? Eppure, nel comune lacustre guidato da Betta Giordani, simbolo locale di quella sinistra che promette stabilità, inclusività e progresso (ma dimentica le rotonde), è esplosa una bomba politica — e nemmeno tanto silenziosa.


Tre, e dico tre, dimissioni in fila come in una puntata di Beautiful. Michele Ponti, assessore e consigliere (non uno qualunque: il più votato della maggioranza, roba che uno si aspetta di vederlo resistere come una quercia nel temporale), saluta tutti. Barbara Mercalli, presidente del consiglio comunale, molla la sedia – ma non il microfono – e resta come semplice consigliere. Cristian Gnodi, che nel frattempo ha ottenuto un prestigioso incarico nazionale, sceglie di lasciare anche lui. Coincidenze? Sfiga collettiva? Oppure qualcosa di molto più... politico?


Il Titanic di Sesto Futura

Secondo la narrazione ufficiale, queste uscite erano “pianificate”. Tutto sereno, tutto concordato, persino “condiviso all’interno della Giunta”. E magari pure festeggiato con prosecco e pasticcini. Ma la realtà, come spesso accade, è un po’ meno da manuale di comunicazione politica e molto più vicina al clima da resa dei conti in un gruppo di WhatsApp impazzito.


Le frasi fatte non mancano: “scelte personali”, “spirito di servizio”, “passaggi di consegne”. Ma tolto il maquillage linguistico, resta l’immagine nitida di una maggioranza che sta facendo acqua da tutte le parti. E non parliamo solo delle buche sull’asfalto (quelle sono croniche), ma di una incapacità diffusa di tenere la barra dritta dopo appena 16 mesi di governo.


La sinistra che sa governare… a parole

Quando vinsero le elezioni, quelli di Sesto Futura si presentarono come gli adulti nella stanza. Una sinistra “moderata”, rassicurante, finalmente pragmatica. Dopo decenni di divisioni interne, litigate su tutto e vocazione minoritaria, sembrava che qualcosa fosse cambiato. E invece eccoci qui, con una giunta da rattoppare, progetti al palo (Nuova Marna, asilo, mensa… c’era solo da scegliere) e una città che guarda sbigottita mentre quelli che dovrebbero amministrarla si passano la palla e si congedano con toni da addio di fine stagione.


Una città non è un laboratorio politico

Diciamolo senza giri di parole: trattare una comunità viva, concreta e piena di esigenze come un campo scuola per formare nuovi quadri politici è irresponsabile. I cittadini non sono cavie, non aspettano di essere “educati” alla nuova sensibilità progressista. Vogliono strade asfaltate, progetti concreti, mense che funzionano, e magari un’amministrazione che, una volta tanto, mantenga la parola data.


Il centrosinistra locale si giustifica parlando di “rimpasto programmato”. Ma cosa c’è da programmare in un rimpasto dopo nemmeno un anno e mezzo? E poi, chi programma dimissioni a raffica in un weekend come se fossero una gita scolastica? Qui non si tratta di avvicendamenti fisiologici, ma di una maggioranza che si scopre più fragile di quanto volesse far credere.


L’opposizione si sveglia (e meno male)

Mentre la nave sinistra beccheggia, Fratelli d’Italia e Siamo Sestesi rompono il silenzio con toni finalmente chiari. Nessuna sceneggiata, nessuna forzatura, ma un’analisi seria: “La città non è una palestra politica.” E hanno ragione.


Non si può governare con la testa fra le nuvole, o peggio, fra i litigi di corrente. Una città ha bisogno di amministratori presenti, determinati, capaci di dare continuità. Non di apprendisti maghi che spariscono al primo stormire di foglia.


In attesa del “rimpastino magico”

Ora si attende il nuovo presidente del consiglio, il rimpasto della Giunta (che resta avvolto nel mistero), e il rilancio dell’azione amministrativa. O almeno così sperano i resti della maggioranza. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, a Sesto Calende si prevede una stagione piuttosto lunga di “cambi di rotta”, “scelte condivise” e comunicati pieni di frasi fatte.


Nel frattempo, i cittadini continuano a sperare che qualcuno — magari anche con un’idea diversa di governo — inizi a rimettere al centro le cose concrete: quelle di cui non si parla nei comunicati, ma che fanno la differenza tra vivere in un comune amministrato… e uno semplicemente raccontato.


Conclusione:

Il centrosinistra di Sesto Futura, nella sua versione più “soft”, ha scoperto che governare non è solo una questione di visioni e buone intenzioni, ma di tenuta, concretezza e, soprattutto, responsabilità. E no, le dimissioni in serie non sono mai un buon segno. Nemmeno se ce lo raccontano con il sorriso.

 

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