📍VIA DEL RICORDO… A SENSO UNICO? Sesto Calende, dove la memoria ha il freno a mano tirato.
- ventisette.info

- 14 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Pare che nella città dei ponti e degli scorci da cartolina, ci sia un piccolo grande problema: ricordare chi eravamo è diventato più difficile che mai. O, meglio, ricordare tutti. Alcuni nomi, alcune storie, alcune identità... semplicemente non entrano mai in agenda.

Succede infatti che il Regolamento comunale per intitolare vie, piazze e spazi pubblici — insomma, quel documento che dovrebbe stabilire chi merita di essere ricordato per sempre — giace in qualche cassetto dal 3 aprile scorso. Dimenticato? Accidentalmente archiviato? Oppure, molto più banalmente, messo in pausa perché troppo “scomodo”?
Eh sì, perché la memoria, oggi, è una questione politica più che storica. E in certi ambienti amministrativi, si sa, certi nomi danno fastidio. Magari perché non rientrano nel giusto pantheon progressista. Magari perché evocano valori non proprio di moda nelle ZTL del pensiero.
Il documento c'è, ma non si vede
Chi lo ha proposto? Il gruppo consiliare Fratelli d’Italia – Città di Sesto Calende. Non esattamente gli amici del politicamente corretto, per capirci. Ma anche non esattamente gli ultimi arrivati: consiglieri comunali eletti democraticamente, che chiedono una cosa semplice — discutere pubblicamente un regolamento che riguarda tutta la città.
A distanza di oltre sei mesi, il silenzio dell’Amministrazione è assordante. Nessuna calendarizzazione. Nessuna apertura al confronto. Nessuna volontà di affrontare, nero su bianco, il tema della memoria collettiva.
Chissà, forse c’è chi preferisce un bel murales anonimo a un’intitolazione ufficiale. Forse è più facile abbracciare cause vaghe e transnazionali piuttosto che celebrare chi, con nome e cognome, ha fatto qualcosa per questa comunità.
Cose da non dire (ma che tutti pensano)
Naturalmente, si continuerà a parlare di “tempi tecnici”, “priorità amministrative” e “condivisione delle sensibilità politiche”. Formule educatissime, con cui si dice tutto e niente, ma si evita di dire l’unica cosa vera: che in certi ambienti, la memoria è selettiva.
Soprattutto quando rischia di ricordare una parte di storia che non rientra nel manuale delle giovani marmotte progressiste.
Non si tratta di fare polemiche. Né di imporre ideologie. Ma forse — e dico forse — riconoscere chi ha fatto qualcosa per la città (prima che lo faccia qualcun altro, magari con meno equilibrio) sarebbe il minimo sindacale per chi siede in consiglio comunale.
Nel frattempo, il Regolamento dorme. Ma noi no.
Perché il futuro si costruisce con la verità.
Anche quella che a qualcuno fa venire l'orticaria.




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