Saronno, quando anche il medico di base diventa bersaglio: sette giorni di stop forzato
- ventisette.info

- 13 nov
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Saronno, città tranquilla? Forse un tempo. Oggi, anche l’ambulatorio di via Stoppani somiglia sempre meno a un porto sicuro. Il dottor Amer Amash, medico di base di lungo corso, ha dovuto appendere un cartello davanti alla sua porta, comunicando ai pazienti che per i prossimi sette giorni non sarà disponibile. Motivo? Un’aggressione fisica e verbale che ha lasciato il professionista costretto a sospendere temporaneamente la sua attività.

Non ci sono ancora dettagli sull’episodio: chi, perché, come. Ma il gesto di rendere pubblica la sua assenza è già di per sé un segnale chiaro: anche chi cura e soccorre può trovarsi in trincea, circondato da un clima che a volte sfocia in violenza. E mentre i pazienti dimostrano solidarietà, chiedendo spiegazioni e vicinanza, resta il nodo di fondo: la sicurezza dei medici non può essere un optional.
Il cartello, diretto e senza fronzoli, ha fatto il giro dei social locali, tra chat di quartiere e gruppi WhatsApp: «Per urgenza/emergenza, rivolgersi al pronto soccorso o alla guardia medica». Nessun dramma melodrammatico, solo pragmatismo. Ma dietro la brevità della comunicazione c’è una realtà che raramente emerge: chi si prende cura di tutti merita rispetto, non aggressioni.
Ecco la Saronno di oggi: dove anche chi dovrebbe solo curare, a volte, deve difendersi. Una città normale? Probabilmente no. Ma almeno abbiamo imparato che appendere un cartello può essere un atto di coraggio tanto quanto uno stetoscopio.




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