Saronno e il Medio Oriente: quando la geopolitica batte le buche sotto casa
- ventisette.info

- 4 ott
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Che poi uno dice: “Ma dai, sarà uno scherzo”. Invece no. È tutto vero. A Saronno, città lombarda con i suoi bei problemi locali — traffico, strade che sembrano crateri lunari, sicurezza, degrado urbano e chi più ne ha più ne metta — si è deciso che l’urgenza del momento è… riconoscere lo Stato di Palestina.

Così, senza colpo ferire, la maggioranza dell’Amministrazione Pagani ha protocollato una bella mozione da discutere in consiglio comunale. Perché sì, perché fa bene all’anima. Anzi, come dice con toni da manuale di educazione civica la civica Tu@Saronno, “è un atto simbolico” che serve a “formare valori condivisi” e a educare il popolo saronnese sul senso civico. Roba alta, altissima. Così alta che dall’alto manco si vedono più le priorità reali dei cittadini.
Capiamoci: qui non si tratta di negare la complessità del conflitto israelo-palestinese, né tantomeno il dramma umano che ne deriva. Ma c’è una domanda, semplice semplice, che ci frulla per la testa: che c’entra Saronno con il riconoscimento di uno Stato estero?
Eh, niente. Lo dicono anche loro, nero su bianco: “È evidente a tutti che il riconoscimento di uno Stato estero da parte di un Comune – per quanto grande – non ha alcun valore ufficiale sul piano delle relazioni internazionali.”
Ma allora?
Allora è simbolico. È “valoriale”. È per il bene dell’umanità, ci spiegano. E nel frattempo, chi vive nel quartiere Matteotti o in zona Prealpi continua ad aspettare un lampione che funzioni, una strada asfaltata, un minimo di presidio sul territorio, un piano traffico che abbia senso.
Perché la verità — e ci vuole poco a capirlo — è che questa mozione ha tutta l’aria di una bella manovra di propaganda. Mascherata da gesto etico, certo. Impacchettata con parole come “pace”, “diritti”, “consapevolezza”. Ma sempre propaganda resta. Un modo per portare in aula temi che dividono profondamente e distraggono dall’ordinario. Da quel che conta, davvero.
E magari, ci sia concesso dirlo, c’è anche un certo tempismo curioso. Perché quando l’agenda amministrativa è vuota di contenuti concreti, quando le buone notizie sul fronte cittadino latitano, ecco che arriva il grande gesto simbolico, capace di smuovere coscienze e — toh, guarda un po’ — qualche headline sui giornali.
La politica dovrebbe occuparsi del bene della comunità, partendo da vicino, non da mille chilometri di distanza. Perché se è vero che “il rispetto del diritto e della sicurezza” è scritto nello Statuto comunale, forse sarebbe il caso di applicarlo a chi prende il treno ogni sera e non si sente tranquillo alla stazione. O a chi chiede sicurezza nelle scuole, nei parchi, nei quartieri dimenticati.
Saronno non è l’ONU. E francamente, ci aspettavamo che l’Amministrazione se ne ricordasse. Anche perché, prima di salvare il mondo, ci sarebbe da dare una sistemata a casa.




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