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SARONNO, AULA DESERTA E DITA PUNTATE: FORZA ITALIA FA IL VUOTO. E QUALCUNO FA FINTA DI NON CAPIRE

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 30 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Saronno, fine settembre. Mentre fuori l’autunno bussa piano, dentro il consiglio comunale c’è chi ha già sbattuto la porta. Per la seconda volta consecutiva, il gruppo di Forza Italia ha lasciato l’aula. Silenzio, sedie vuote, e — come da copione — un coro di indignazione da parte della maggioranza. La nota più piccata arriva da Insieme per Crescere, che non risparmia accuse:

"Chi abbandona l’aula, abbandona i cittadini".


Sembra un’ottima frase da mettere su una tazza. O su un volantino elettorale.


SARONNO, AULA DESERTA E DITA PUNTATE: FORZA ITALIA FA IL VUOTO. E QUALCUNO FA FINTA DI NON CAPIRE

La fuga secondo qualcuno. La coerenza secondo altri.

Certo, l’immagine non è delle più edificanti: consiglieri che si alzano e se ne vanno. Ma prima di puntare il dito, conviene domandarsi: perché lo fanno? Per noia? Per capriccio? Per sabotaggio? O forse perché certi teatrini non meritano nemmeno di essere guardati, figuriamoci interpretati?


Secondo Insieme per Crescere, si tratta di una “fuga dalle responsabilità”, aggravata da “toni sarcastici” e “mancanza di rispetto”. Una lettura possibile. Un po’ moralista, un po’ da libro di educazione civica di terza media. Ma possibile.


Dall’altra parte, però, c’è anche chi legge la situazione come un segnale forte: quando il gioco politico scivola nel gioco di ruolo, chi ha ancora un po’ di dignità esce dalla sala, senza battere le mani.


Chi rappresenta chi?

L’accusa più sottile — e per questo più velenosa — è quella agli elettori. Forza Italia, dicono, oggi è rappresentata “da scranni vuoti”. E quindi gli elettori? Traditi? Abbandonati? Sciocchi, forse, per aver creduto in chi poi si alza e se ne va?


Oppure, al contrario, rappresentati proprio da quel gesto: perché magari anche loro, davanti a certi dibattiti pieni di parole e poveri di contenuti, avrebbero fatto lo stesso. Avrebbero alzato gli occhi al cielo e detto: “No, grazie”.


Ma guai a dirlo ad alta voce. In fondo, chi osa sfidare il copione istituzionale viene subito trattato da eretico. O peggio: da populista.


Chi lavora (e chi lo dice)

“Insieme per Crescere”, dal canto suo, si autoproclama “vera casa di chi dialoga e governa”. Bene. Una dichiarazione forte. Ma, se ci è concesso, fare politica non è come affittare una stanza su Airbnb. Non basta dichiarare di essere "la casa di tutti" per diventarlo davvero.


Perché a volte, chi se ne va dall’aula lo fa per protesta. Ma chi resta e continua a parlare senza ascoltare, forse, fa un danno ancora più grosso.


E alla fine…

Alla fine, resta un dubbio che nemmeno la nota più indignata riesce a sciogliere: in consiglio comunale, è più grave alzarsi e andarsene, o restare per finta, solo per timbrare il cartellino e raccontarsi bravi amministratori?


La risposta, come sempre, non è nei comunicati stampa, ma negli sguardi — e nel voto — dei cittadini. Che non sono stupidi. E a differenza di certi consiglieri, non mollano la sedia così facilmente.

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