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Saronno a mollo: se piove, affoghi. Ma tranquilli, “ci stanno lavorando”

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 22 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Saronno, ore 8 del mattino. I ragazzi cercano di raggiungere la scuola. Ma no, non è un normale lunedì: è una nuova puntata del reality show chiamato “Vita vera in una città gestita con i piedi”.


Saronno a mollo: se piove, affoghi. Ma tranquilli, “ci stanno lavorando”

Sottopasso allagato. Di nuovo. I pantaloni fradici. Le scarpe imbarcate. Gente che torna a casa a cambiarsi, altri che si arrendono e proseguono con l’umidità nei calzini e la pazienza sotto zero. E tutto questo per cosa? Perché – tenetevi forte – non si riesce a gestire un maledetto scolo d’acqua.


Ora, capiamoci: non stiamo parlando di un uragano tropicale o di una tempesta perfetta. È piovuto. Punto. È settembre. In Lombardia. E ogni volta è come se fosse una sorpresa. Tipo: “Oddio! L’acqua va verso il basso!” Una scoperta rivoluzionaria per chi, evidentemente, ha deciso che la manutenzione ordinaria sia un lusso da concedersi solo nei quartieri ricchi... di voti.


Perché diciamolo chiaro: a Saronno non si riesce a fare un lavoro decente. Le strade? Una collezione di buche degna di un campo minato. I sottopassi? Piscine gratuite. Le potature? A metà. Gli scavi? Eterni. E il cittadino? Si arrangia. Si bagna. Impreca. E si sente pure dire che “ci stiamo lavorando”.


L’amministrazione, intanto, si prende le solite pose da architetti dell’avvenire. Parlano di sostenibilità, rigenerazione urbana, mobilità dolce... ma alla fine, per attraversare un sottopasso, serve il pedalò.


Ed è qui che viene il dubbio. Non è che tutta questa inefficienza sia voluta? Perché un cittadino occupato a saltare le pozzanghere ha meno tempo per farsi domande. Per chiedere conto. Per pretendere qualcosa che assomigli vagamente a un servizio decente.


Eppure, basterebbe poco. Una manutenzione normale. Una gestione con un minimo di senso pratico. Gente che, invece di postare slogan, conosce la differenza tra un tombino e un post Instagram.


In una città normale, i lavori pubblici sono invisibili perché funzionano. A Saronno, sono visibilissimi perché bloccano, allagano, sporcano. E restano lì. Come monumenti al pressapochismo.


Nel frattempo, i cittadini – quelli veri, quelli che pagano le tasse e non si fanno selfie col giubbotto catarifrangente – si tengono i pantaloni bagnati. E sperano. Che prima o poi qualcuno, là in alto, si accorga che amministrare non è uno slogan. È un mestiere.

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