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Panettone, alpini e buon senso: la ricetta (solidale) che funziona meglio del Wi-Fi

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 18 set
  • Tempo di lettura: 2 min

C’è chi sotto Natale impacchetta frasi fatte, chi si accalca nei centri commerciali alla ricerca dell’ennesimo regalo inutile, e poi ci sono loro: gli Alpini, che mentre il mondo si distrae, continuano a fare.

Panettone, alpini e buon senso

Sì, proprio loro. Quelli con la penna sul cappello e la schiena dritta anche senza bisogno di post motivazionali su LinkedIn. A Varese, tornano con un’idea semplice e – guarda un po’ – efficace: il panettone solidale. E già qui capisci che sei davanti a qualcosa di diverso.


Mettere il “noi” al posto dell’“io” (senza hashtag, grazie)

Lo slogan è chiaro: “Mettere il noi al posto dell’io”. Roba che oggi sembra rivoluzionaria, in un’epoca in cui l’individuo è diventato il nuovo dio e il selfie l’unico rito liturgico.

E invece no. Gli Alpini rispondono alla chiamata della collettività con panettoni e pandori – due simboli dolci, sì, ma carichi di senso. E i numeri parlano chiaro: lo scorso anno, con questa iniziativa, hanno sostenuto ospedali, ambulanze, reparti oncologici, scout, Protezione Civile. Hanno persino inviato aiuti in Sud Sudan. Non hanno urlato, non hanno fatto challenge, non hanno chiesto like. Hanno agito.


Niente effetti speciali, solo cose concrete

Macchine movimento terra per la Protezione Civile, set di emergenza ostetrica per il Sud Sudan, ecografi portatili per l’Ospedale di Busto, supporto psicologico per pazienti oncologiche, materiali didattici per gli scout… Chiamiamole opere, ché la parola “progetto” ormai suona più come un PowerPoint da esibire in conferenza che come qualcosa da fare davvero.

Qui invece ci sono mani, piedi, cervelli, cuore. E pure un po’ di zucchero a velo, che non guasta.


La solidarietà ha ancora una divisa. Ed è verde.

Il punto è questo: la solidarietà seria è ordinata, disciplinata, strutturata. Non è una scarica emotiva né una strategia d'immagine. E forse è per questo che gli Alpini, con la loro sobrietà di fondo e quel modo antico (quindi attualissimo) di mettersi a disposizione, continuano a essere credibili.

E sì, in un mondo dove tutti parlano di comunità ma poi al primo disagio si chiudono in casa col delivery, loro fanno squadra davvero. Non per ideologia. Per stile di vita.

Panettone sì, ma anche una lezione

L’iniziativa è tornata, anche quest’anno, con 77 gruppi alpini pronti a distribuirli. Le confezioni sono bellissime, le scatole di latta degne di una credenza della nonna, e soprattutto: ogni acquisto è un gesto.

Un gesto che unisce tradizione e futuro, comunità e responsabilità, territorio e azione concreta. Tutte cose che – diciamocelo – non si trovano su Amazon, ma che a Natale, e non solo, servirebbero molto di più di un altro paio di calzini.


📌 Come partecipare


📍 Dove? Nei 77 gruppi Alpini della provincia di Varese


📅 Quando? Da ora fino a esaurimento scorte (e vanno via in fretta, fidati)


🎁 Cosa? Panettone e pandoro solidali, con confezione in latta


💡 Perché? Perché è un modo intelligente, utile e reale di dire "Buon Natale"


Morale della favola?

Il Natale è pieno di parole. Gli Alpini, invece, portano fatti.E il panettone più buono è quello che, oltre al gusto, lascia un’impronta.Magari piccola. Ma vera. Come chi non ha bisogno di pubblicità per essere creduto,ma sa benissimo quanto conti comunicarlo bene.

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