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Michele Ponti e il manuale della (dis)comunicazione istituzionale

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Immaginate di essere l’Assessore alla Comunicazione di un Comune lombardo. Avete in mano tutti i megafoni istituzionali: social, sito, newsletter, piccioni viaggiatori se volete. E cosa fate? Li silenziate. Ma mica tutti: solo le voci della minoranza. Che tempismo, eh?


Michele Ponti e il manuale della (dis)comunicazione istituzionale

A Sesto Calende, l’aria si è fatta frizzantina. E no, non per via dell’autunno. Il vento del dissenso soffia forte contro l’Assessore alla Comunicazione Michele Ponti, beccato con le dita nella marmellata istituzionale. Ma andiamo con ordine.


Un errore... istituzionalmente rumoroso

Tutto parte da una mozione, presentata il 27 agosto 2025, con un’idea semplice semplice: perché non garantire anche ai gruppi di minoranza un piccolo spazio nei canali ufficiali del Comune? Non stiamo parlando di reality show o propaganda elettorale: solo la possibilità, udite udite, di informare i cittadini anche da chi non siede sugli scranni della maggioranza.


La mozione viene respinta. Le motivazioni? “Motivi giuridici”. E fin qui, nulla di nuovo sotto il sole. Peccato che l’AGCOM – ossia quell’Autorità che ogni tanto fa ricordare che le regole esistono – abbia smentito le giustificazioni dell’Assessore. Tradotto: Michele Ponti ha citato male la Legge 150/2000 e le linee guida AGCOM. Ups.


Quando il pluralismo diventa un optional

Ora, se sei un Assessore alla Comunicazione, il minimo sindacale è conoscere la normativa che regola il tuo mestiere. Se poi la interpreti a modo tuo – magari leggendo la legge come se fosse un oroscopo settimanale – allora sì che si capisce perché a Sesto Calende il sito comunale sia diventato meno accessibile della Cabala.


Ma il capolavoro vero è l’arrampicata sugli specchi. In Consiglio, Ponti dice che era solo una sua “opinione personale”. Certo, come se una “opinione personale” avesse il potere di zittire un pezzo di democrazia locale. E mentre lui si preoccupa di non far diventare i social del Comune una succursale di Porta a Porta, ad Arona – tanto per restare in zona – le opposizioni scrivono tranquillamente sui canali istituzionali. Saranno tutti fuorilegge, ad Arona?


Il digitale è il futuro, ma non per tutti

Altro punto dolente: la comunicazione esclusivamente online. Per carità, viva la modernità, ma siamo sicuri che tutti gli over 70 di Sesto Calende abbiano un account Instagram per seguire gli aggiornamenti comunali? Non proprio.


Il cartaceo – quell’antico oggetto fatto di carta e inchiostro, amato soprattutto da chi ha votato anche prima della nascita di Facebook – è sparito. L’informatore comunale? Disperso in azione. Promesse di rilancio? Certo, “forse entro il primo semestre del 2026”. Nel frattempo, la nonna aspetta.


Sfiducia, quella vera

E così i gruppi consiliari di Fratelli d’Italia e Siamo Sestesi hanno detto: basta. Mozione di sfiducia. Motivi? Molti. Ma il più clamoroso è che un assessore alla comunicazione dovrebbe garantire trasparenza, pluralismo e accessibilità. Invece, Ponti ha difeso a spada tratta una visione monocanale, monocolore e... monologo.


Conclusione: la legge è uguale per tutti (ma qualcuno la legge a modo suo)

Siamo d’accordo: la comunicazione istituzionale non è propaganda. Ma non è nemmeno censura selettiva. L’istituzione è casa di tutti. E se la legge parla chiaro, non serve inventare giustificazioni creative per tappare la bocca alle opposizioni.


Perché, diciamocelo, la vera forza di una democrazia locale è nella capacità di ascoltare anche chi non ti applaude. Altrimenti, più che una città, diventa una eco-chamber.


E se l’AGCOM ti corregge, forse è il caso di rivedere qualcosa. Tipo il tuo posto in giunta.

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