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“Hashish e permessi in regola: cartolina da Villa Augusta”

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 26 set
  • Tempo di lettura: 2 min

C’era una volta un parco. Un parco pubblico, con panchine, alberi, scoiattoli, bambini che giocano e... 60 grammi di hashish preconfezionato, coltelli a serramanico e passaporti perfettamente in regola. Un luogo bucolico, insomma, dove puoi goderti un picnic al sole e magari, perché no, acquistare due grammi di felicità artigianale da un ventottenne particolarmente imprenditoriale.


“Hashish e permessi in regola: cartolina da Villa Augusta”

Succede a Varese, nel cuore (stanco) di Villa Augusta, dove venerdì 25 settembre si è svolto un blitz “ad alto impatto” della Polizia di Stato. Altri lo chiamerebbero semplicemente “fare il proprio lavoro”, ma tant’è, in tempi in cui anche far rispettare la legge diventa un evento speciale, lasciamo pure che ogni tanto si alzi il sipario sullo spettacolo della legalità.


La scena è quella già vista: gli agenti della Squadra Mobile, con l’aiuto del Reparto Mobile di Milano e di un’unità cinofila dell’Arma, mettono ordine nel disordine. Identificano una ventina di persone — dettaglio rilevante: la “gran parte” di origine straniera — sequestrano droga già confezionata, due coltelli nascosti tra i cespugli e segnalano un giovane gambiano in possesso di un po’ di fumo. Tutti, però, muniti di permesso di soggiorno. Regolarissimi. Precisi. Come se fosse sufficiente una scartoffia timbrata per definire chi può o non può bivaccare in un parco trasformato in bazar della sostanza.


Ora, chiariamoci: nessuno qui vuole cadere in facili generalizzazioni. È importante ribadirlo, così ci sentiamo a posto con la coscienza e i commenti social. Però, che strano, come mai a spacciare negli angoli dei parchi ci sono sempre gli stessi volti, gli stessi accenti, gli stessi zainetti a tracolla? Mistero antropologico, sicuramente.


E allora ecco l’assurdo teatrino: lo Stato arriva, fa pulizia per qualche ora, titola sui giornali locali, poi si ritira lasciando di nuovo il palcoscenico al piccolo commercio etnico del fine settimana. Ma tranquilli, i documenti sono tutti a posto. L’importante è quello, no?


E mentre ci perdiamo a discutere se sia razzismo segnalare che la criminalità ha spesso una geografia ben definita, la città reale — quella che passeggia nei parchi con i figli, che prende il treno alle sei di mattina, che paga le tasse fino all’ultimo centesimo — continua a chiedersi perché certi luoghi siano diventati territorio neutro, dove la legge è un visitatore occasionale, e la normalità una concessione.


Ma tranquilli: Villa Augusta è sotto controllo. Fino al prossimo blitz.


Post scriptum (non richiesto ma necessario):Chi scrive non è “contro” nessuno. È a favore di chi lavora, rispetta le regole e non trasforma il verde pubblico in un punto vendita. Qualunque sia il passaporto nel portafoglio.

 

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