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Gerenzano, la libertà di stampa col bollino rosso (e l’inchiostro approvato dal partito)

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 28 ott
  • Tempo di lettura: 2 min
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A Gerenzano la libertà di stampa è come il Wi-Fi del Comune: funziona solo se sei connesso alla rete giusta.

L’ultima perla arriva dall’amministrazione di centrosinistra, quella che predica trasparenza e pluralismo… ma solo finché non li metti alla prova.

Questa volta nel mirino è finita l’associazione La Voce di Gerenzano, colpevole di aver scritto un articolo troppo libero per i gusti del palazzo.


Gerenzano, la libertà di stampa col bollino rosso (e l’inchiostro approvato dal partito)

Risultato? Articolo censurato — pardon, “non conforme al regolamento redazionale”.

Che, tradotto dal burocratese, significa: “ci avete dato fastidio, quindi zitti”.


E pensare che il pezzo incriminato non era nemmeno un attacco politico. Nessuna invettiva, nessuna polemica: solo la cronaca di cittadini che raccontano il paese.

Ma a quanto pare, oggi, a Gerenzano raccontare la realtà senza il timbro del sindaco è un atto di ribellione.


L’ufficio censura in salsa lombarda

Qualcuno dovrebbe spiegarci se in Comune hanno un addetto stampa o un censore con il casco di stagnola. Perché non è la prima volta che un articolo “misteriosamente” sparisce dalle pagine del giornalino comunale. Anni fa era successo di nuovo — colpa di un testo che parlava di conflitti d’interesse. Eh sì, a volte la verità punge. E invece di affrontarla, si preferisce seppellirla sotto un regolamento inventato di fresco.


Nel frattempo, la maggioranza continua a fare quello che sa fare meglio: chiudere, oscurare, silenziare. Sulla loro pagina Facebook, per esempio, i commenti dei cittadini sono stati disattivati. Certo, perché mai ascoltare chi non applaude? Meglio il monologo del potere.


“Non siamo in Corea del Nord” (anche se a volte pare un trailer)

Diciamolo chiaramente: a Gerenzano non siamo in Corea del Nord.

Nessuno ha bisogno del “permesso di parola” dal partito unico comunale.

O almeno, così dovrebbe essere.


Qui non si tratta di destra o sinistra: si tratta di libertà.

E quando la libertà di esprimersi deve passare al vaglio di un’amministrazione comunale, qualcosa è andato decisamente storto.


Perché chi teme il confronto, chi ha paura della critica, mostra una sola cosa: insicurezza.

E quando un’amministrazione teme le voci libere, allora sì che serve qualcuno che parli.


La Voce che non si spegne

E qui arriva La Voce di Gerenzano.

Non gridano, non insultano — raccontano.

Ed è proprio per questo che danno così fastidio.


In un paese dove la libertà di parola è tollerata solo se suona come un applauso, loro scelgono di parlare lo stesso.

Con toni civili, con fatti, con passione.

E no, nonostante gli sforzi del “regolamento”, non li silenzierete così facilmente.


Conclusione

In un paese normale, le idee si discutono.

A Gerenzano, invece, si “autorizzano”.


E mentre il centrosinistra locale distribuisce bollini rossi alle opinioni sgradite, c’è chi — con coraggio — continua a credere che la libertà di parola non si chiede: si esercita.


Perché a forza di “regolamentare” la verità, finisce che il giornalino comunale diventa un dépliant di propaganda.

E a quel punto, scusateci, ma preferiamo restare con La Voce di Gerenzano — l’unica voce che, almeno, non parla con il copione in mano.

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