Falsi Carabinieri, veri polli: la nuova frontiera delle truffe digitali
- ventisette.info

- 22 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Arriva l’email. O peggio, un messaggino. C’è lo stemma – copiato probabilmente da Google – un tono che sa di caserma e parole che suonano come un colpo al centro: “procedimento penale”, “convocazione urgente”, “sanzioni imminenti”.

Respiri. Ti si ghiaccia lo stomaco. Poi, se sei uno che non vive con gli occhi sul bollettino della burocrazia, premi il link. E zac: sei entrato.
Benvenuti nella versione 2.0 della truffa italiana. Dove i professionisti dell’inganno non si presentano più come improbabili eredi stranieri, ma indossano la divisa — digitale — di uno Stato che, per fortuna, esiste davvero. Peccato sia solo nella grafica dell’email.
Il copione — lo conosciamo tutti
Il format è semplice, efficace, infame:
“Rispondi subito.”
“Ci sono accuse a tuo carico.”
“Paga per evitare il procedimento.”
Sembra una sceneggiatura di bassa lega? Parecchio. Ma funziona. Perché in Italia abbiamo un rapporto complicato con l’autorità: la rispettiamo, la temiamo, ci inchiniamo alla burocrazia anche quando non ce n’è motivo. E i truffatori lo sanno. Sanno che una divisa — anche se solo un PNG male interpretato — scatena un riflesso pavloviano: obbedire.
Lo dico chiaro e tondo: i Carabinieri non ti scrivono
Regola numero uno, che vale più di mille proclami indignati sui social:
I Carabinieri NON mandano email per notifiche penali. Non ti convocano via sms. E non chiedono soldi per evitare guai.
Se arriva una richiesta di denaro spacciata per “procedimento”, è truffa. Punto.
Se lo Stato reale, quello con caserme e persone vere, volesse notificarti qualcosa di serio, probabilmente ti busserebbe alla porta (o ti invierebbe un atto ufficiale firmato, non un PNG con lo stemma sgranato).
Dove sta il problema? Non solo nei furbi
Certo, il colpevole immediato è il truffatore: creativo, senza scrupoli, bravo a usare la tecnica giusta al momento giusto. Ma guardiamo anche nello specchio: perché caschiamo?
Perché viviamo in un Paese dove la macchina pubblica è lenta, spesso incomprensibile, e la paura del “non essere in regola” è un sentimento condiviso. Se la giustizia ti risponde dopo mesi o anni, l’ansia diventa terreno fertile. Un logo, poche frasi perentorie e il gioco è fatto.
E poi c’è la scarsa alfabetizzazione digitale. Quante volte avete cliccato prima di pensarci? Quante volte un “è ufficiale” ha battuto il buon senso?
Cosa fare — una mini-guida per non essere polli
Non cliccare su link sospetti. Punto.
Controlla la fonte: un’email ufficiale ha un dominio istituzionale. Se c’è Gmail, oppure un dominio strano, maledici e cestina.
Chiama tu: se hai dubbi, chiama il numero istituzionale del comando locale. Le istituzioni vere rispondono — non attraverso link anonimi.
Non pagare mai per evitar procedimenti via email/sms. Le multe si pagano con avvisi ufficiali e iter burocratici, non con bonifici lampo a conti sospetti.
Segnala: denuncia la truffa. È un fastidio, ma è l’unico modo per mettere pressione su chi dovrebbe agire.
Un pensiero politico (sottile, eh)
Non serve una lezione di politica per vedere che quando lo Stato è debole — lentezza, inefficienza, comunicazione scadente — a guadagnarci sono i delinquenti. Una destra che tiene alla difesa dell’ordine e della sicurezza dovrebbe chiedersi: perché non investire nella protezione digitale dei cittadini? Perché non semplificare procedure e rendere chiara la comunicazione istituzionale? Più autorità visibile e credibile significa meno spazio per i falsi. Non è solo retorica: è buon senso amministrativo.
Conclusione: sveglia
La divisa incute rispetto e, spesso, fiducia. Ma fidarsi senza verificare è da ingenui. In un’epoca in cui persino la paura viene impacchettata in HTML, l’arma migliore resta il cervello acceso.
Se ti arriva un messaggio che profuma di caserma, fai un respiro, controlla, e se necessario denuncia. I veri Carabinieri continueranno a fare il loro lavoro — lontano dalla tua casella di posta. I falsi? Quelli meritano solo la galera, non la tua ansia né i tuoi soldi.
E ricorda: non sei un odiatore della tecnologia se sei sospettoso. Sei solo… vivo.




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