Fagnano Olona: quando la burocrazia spegne i riflettori prima ancora che si accendano
- ventisette.info

- 23 set
- Tempo di lettura: 2 min
In un’Italia in cui si organizzano convegni sul “rilancio dello sport” e si finanziano corsi di yoga inclusivo nelle scuole, c’è ancora qualcuno che ci crede davvero. Qualcuno che si rimbocca le maniche, parla con gli investitori, progetta, assevera, protocolla. Insomma, fa.

Succede a Fagnano Olona, dove Marco Brun, un cittadino (di quelli veri, non da talk show), ha passato 12 mesi a lavorare per riaprire e riqualificare i campetti in via De Amicis, da troppo tempo lasciati al degrado. Un progetto serio, concreto, privato ma con una forte ricaduta pubblica. Insomma: niente sogni, solo soluzioni.
E come finisce questa favola? Con un bel NO secco e senza troppi complimenti da parte del Comune. Recapitato via mail, fuori tempo massimo, dopo un anno di silenzi e promesse rassicuranti.


Sport, investimenti privati e buon senso: ecco cosa è stato bocciato
La proposta – che definire ambiziosa è riduttivo – prevedeva:
🏐 Un campo da beach volley illuminato
🎾 Due campi da padel panoramici coperti (struttura in legno lamellare, mica una tettoia del Brico)
⚽ Rifacimento dei due campi da calcetto
🔥 Nuove caldaie e impianti per renderli utilizzabili anche in inverno
📅 Ore riservate a scuole e associazioni locali, con tariffe agevolate per i fagnanesi
Il tutto interamente finanziato da privati, senza un euro pubblico. Ripetiamo: nessuna spesa per le casse comunali. Solo benefici. Anzi no, scusate. Solo rischi: di efficienza, visione, risultato. E quelli, si sa, fanno paura.
Il Comune risponde: tardi e male
Dopo mesi di mail, richieste di aggiornamento e rassicurazioni (“tutto sotto controllo”), ecco che il 22 settembre arriva la risposta ufficiale: negativa. Senza possibilità di confronto, senza osservazioni in itinere, senza margine di aggiustamento.
La motivazione? Non del tutto chiara. Ma, per usare un eufemismo, sarebbe potuta emergere già mesi fa, evitandogli di buttare tempo e denaro. Ma evidentemente, a Fagnano, chi prova a creare valore in autonomia finisce nella categoria dei “rompiscatole”.
Il sospetto (che non è poi tanto sospetto)
Se una società privata si propone di sistemare un’area sportiva abbandonata, investendo, gestendo, offrendo spazi a cittadini e scuole… e viene rispedita al mittente senza una vera motivazione, qualche domanda ce la facciamo.
Tipo:
Troppa iniziativa privata disturba il sonno delle istituzioni?
Meglio tenere chiuso, purché il controllo resti pubblico?
Forse il problema è che il progetto non arrivava “da dentro”?
O magari, più banalmente, si preferisce la paralisi al rischio di fare bella figura senza poter intestarsi il merito.
E adesso?
Marco Brun l’ha detto chiaramente: o si trova una soluzione, o il progetto verrà proposto altrove. Magari in un Comune dove chi amministra sa riconoscere la differenza tra una proposta concreta e l’ennesimo convegno sui “valori dello sport”.
E così, Fagnano perde un’occasione. Non l’ultima, forse, ma sicuramente una delle più evidenti.




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