Cronache dal castello: bugie, scuse e onanismo
- ventisette.info

- 16 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Il Paese dei Baroffi
Negli ultimi giorni, abbiamo fatto rumore. E non quello ovattato delle chiacchiere da bar, ma il rumore sordo di chi sbatte la porta in faccia a un modo di governare che puzza di stantio.
I nostri post su Fagnano Olona hanno sollevato più di qualche sopracciglio, fatto tremare qualche sedia e – diciamolo – mandato nel panico il sindaco Baroffio & co.
Finalmente.

Perché se in questo paese qualcuno ancora si illude che la democrazia sia un rituale da sfoggiare ogni cinque anni, con tanto di fascia tricolore e stretta di mano, siamo qui per ricordare che no: la cittadinanza vera rompe le scatole. Chiede. Pretende. Osserva. E giudica.
L’arte perduta di prendersi la responsabilità
L’amministrazione Baroffio accusa chi diffonde informazioni – più o meno velatamente – di fomentare le folle, diffondere fake news e “fare politica”. Ecco, se fare politica significa raccontare ciò che accade in Comune, anche quando è scomodo, allora sì: colpevoli, onorevoli giudici. Ma la vera domanda è: loro cosa stanno facendo?
Perché di fronte alle critiche puntuali dell’opposizione, il massimo che il sindaco riesce a produrre è una collezione di scuse più variegata di una puntata di "Chi l’ha visto": la colpa è dei social, dei giornalisti, dei dipendenti comunali, degli astri, del meteo. In pratica, di chiunque tranne che di chi amministra.
Sindaco, può anche piacerle giocare a fare la vittima del sistema. Ma la verità è un’altra: i problemi ci sono. E sono giganteschi. I cittadini non se li inventano: li vivono ogni giorno, in silenzio. O meglio, li vivevano in silenzio. Ora parlano. E a quanto pare, a qualcuno dà fastidio.
La classe non è acqua. E nemmeno assessore
E quando il vaso trabocca, può succedere che un assessore – tale Bascialla – perda completamente la bussola. Anzi, forse non l’ha mai avuta. Le sue risposte a un cittadino che, ingenuamente, chiedeva informazioni, sono degne più di una chat da 15enni annoiati che di un rappresentante delle istituzioni.
Tra frasi come “pensavo che le tue minchiate fossero uno sport poi diventato un vizio” e il memorabile consiglio “una buona pratica onanistica, dicono faccia bene”, si è toccato il fondo. Ma la cosa davvero tragicomica? Nessuno, nella giunta, ha trovato il coraggio di dissociarsi pubblicamente. Zero scuse, zero responsabilità. Anzi, pare che qualcuno abbia pure trovato la cosa divertente.
D’altronde, per chi ha fatto dell’arroganza una linea politica, chiedere scusa è un gesto rivoluzionario. Troppo umano, forse.
La competenza non abita più qui
Dall’altra parte, però, c’è chi i documenti li legge davvero. Chi conosce le regole del gioco e – udite udite – le spiega pure alla maggioranza. Paolo Carlesso, ad esempio, ha ricordato con precisione certosina cosa spetti all’opposizione e cosa alla giunta. Nessuna bandiera, nessuno slogan: solo competenza. Merce rara, da queste parti.
E questo dà fastidio. Perché il potere, quando si sente braccato dalla lucidità, reagisce con isteria. Chi governa Fagnano oggi non si aspetta che qualcuno lo controlli. Ha bisogno di un popolo distratto, grato per le briciole, e possibilmente muto. Invece si ritrova con cittadini informati, una stampa indipendente (sì, indipendente), e un’opposizione che ha deciso di non farsi ridere dietro.
La campagna elettorale permanente? Speriamo!
A chi sbuffa contro la “campagna elettorale permanente” diciamo: ben venga! Altro che fastidio. Se l’amministrazione avesse sentito il fiato sul collo anche negli anni passati, forse oggi non saremmo a fare i conti con promesse non mantenute, uffici in affanno e una comunità che si sente abbandonata.
Il cittadino non è un suddito. E la critica non è lesa maestà. Anzi: se un sindaco non è in grado di accettare il dissenso, ha sbagliato mestiere. Avrebbe fatto meglio a occuparsi d'altro. Magari, chessò, di wellness. Così, almeno, Bascialla avrebbe avuto un contesto più adatto per certi consigli di... benessere.




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