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Circolo Sardo Deledda: a Saronno si taglia il nastro, ma con le forbici della memoria

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 24 set
  • Tempo di lettura: 2 min

In un’Italia dove spesso si costruisce dimenticando, fa un certo effetto vedere che da qualche parte si costruisce ricordando. Succede a Saronno, dove il Circolo dei Sardi “Grazia Deledda” ha inaugurato la sua nuova sede. No, non è solo una festa di paese con qualche ballo tradizionale e il mirto in bicchieri di plastica: è un gesto solido, concreto, che parla di radici, comunità e identità. Tre parole che altrove fanno storcere il naso, ma che qui si pronunciano ancora con orgoglio.


Circolo Sardo Deledda: a Saronno si taglia il nastro, ma con le forbici della memoria

A prendere la parola è stato il presidente Enzo Meloni (sì, omonimia fortuita ma evocativa), che ha tracciato un filo lungo 56 anni: dal 1968 ad oggi, dal primo spazio in vicolo Pozzetto fino alla nuova sede, passando per cooperative, appartamenti sociali, l’adesione alla FASI e un’intera comunità che ha saputo tenere insieme Sardegna e Lombardia con la naturalezza con cui si mescola un cannonau a un risotto.


Tradizione non è nostalgia

Nel discorso, niente lacrime facili o folclore da cartolina: Meloni ha parlato di “sacrifici”, di “impegno dei soci”, di “continuità”. Parole che oggi sembrano prese in prestito da un’altra epoca, quella in cui la comunità non era un hashtag ma un fatto. E dove l’identità non era un peso da nascondere, ma una bandiera da portare — senza dover chiedere scusa a nessuno.


Il Circolo sardo di Saronno non ha fatto rumore, non ha preteso riflettori né finanziamenti “creativi”. Ha semplicemente continuato a esistere. A fare ciò che sempre ha fatto: tenere insieme le persone, trasmettere valori, mantenere viva una cultura. E oggi, con la nuova sede, non si limita a sopravvivere: rilancia.


Quando integrazione fa rima con partecipazione (non con omologazione)

Qui si pratica un’idea di integrazione che non è dissoluzione, ma arricchimento reciproco. La Sardegna non viene “assorbita” dalla Lombardia, né viceversa: si incontrano, si rispettano, si contaminano. Una visione lontana anni luce da certi modelli d’importazione dove l’identità viene vista come un ostacolo da smussare, piuttosto che un valore da custodire.


Non è un caso se Meloni (Enzo, stavolta) ha chiuso il suo intervento con un invito chiaro: “Partecipate, portate idee, condividete tempo e passione”. Nessun bando europeo, nessuna piattaforma online, nessun influencer di passaggio. Solo persone vere, tempo vero, relazioni vere.


Una lezione di civiltà (e di futuro)

Nel pieno di un’epoca che ci dice di voltare pagina ogni due minuti, qui si rilegge quella vecchia con rispetto. E si scrive la nuova con le stesse mani che hanno costruito la precedente. Non è nostalgia: è coerenza.


Nel nuovo Circolo c’è tutto quello che altrove sembra diventato improvvisamente fuori moda: orgoglio per la propria terra, senso di appartenenza, rispetto per chi ha costruito prima. Ma anche voglia di continuare, di crescere, di portare quei valori nel presente. E nel futuro.


Perché, in fondo, le radici non servono solo a ricordare da dove vieni. Servono anche a tenerti in piedi quando tutto il resto ondeggia.

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