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Canile a Varese: chi abbaia non sempre morde (ma spesso rallenta tutto)

  • Immagine del redattore: ventisette.info
    ventisette.info
  • 25 set
  • Tempo di lettura: 2 min

A Varese si costruisce un canile. Che, detta così, sembra quasi una buona notizia: si parla di animali da proteggere, strutture da modernizzare, e magari anche di un servizio pubblico che funziona (miracolo!). Ma niente, il WWF locale ha deciso che no, non va bene. Perché? Perché il canile, così com'è, minaccerebbe un “corridoio ecologico”. Che non è un sottopassaggio per scoiattoli, ma un modo elegante per dire: lasciate stare tutto com'è, anche se fa schifo.


Canile a Varese: chi abbaia non sempre morde (ma spesso rallenta tutto)

Ora, sia chiaro: amare la natura è giusto. Anzi, è sacrosanto. Ma la natura, quella vera, sopravvive anche a un prefabbricato in cemento e un paio di ciotole in acciaio. Il vero rischio, invece, è lasciarla ostaggio di un ambientalismo che, tra una VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e un PCTP (piano dal nome chilometrico), si dimentica della realtà.


"Ci dispiace, ma..."

Il WWF Varese Seprio – gente seria, per carità – ha fatto sapere che non ha potuto partecipare alla Commissione Urbanistica per “motivi organizzativi”. Troppo poco preavviso, pare. Capita. Poi però, a giochi fatti, arriva la nota ufficiale: lunghissima, densa di parole come “impermeabilizzazione del suolo”, “rete ecologica” e “corridori faunistici”. Più che un comunicato, una tesi di laurea. Il succo? Il progetto non va bene, il terreno è troppo puro per i cani abbandonati.


Sorprende però una cosa: il WWF, che si definisce portavoce dei cittadini, boccia un progetto già passato in Commissione e in dirittura d'arrivo in Consiglio comunale, basandosi su un'assenza e su una sensazione di mancato ascolto. Che poi, tra noi: se la tua priorità è dialogare, forse partecipare alla riunione era il momento giusto.


“Area incontaminata”... ma da chi?

Citiamo testualmente: «L’area dei Duni a Bizzozzero si presenta come uno spazio incontaminato da preservare e dedicare agli sport all’aria aperta». Meraviglioso. Ma se è così incontaminata, come mai nessuno ne parla mai, se non quando c’è da costruire qualcosa di utile? Non sarà che certi spazi diventano “sacri” solo quando servono da scusa per bloccare un progetto?


Si invoca il rispetto per la fauna selvatica, ma si dimentica che parliamo pur sempre di un'area urbana, dove le volpi più aggressive hanno la forma di una riunione di condominio, e il vero rischio per la biodiversità è il Wi-Fi mal configurato.


Dialogo sì, ma solo se vince chi urla di più

Il WWF conclude con tono pacato, certo: “Crediamo che ci sia tempo per soluzioni soddisfacenti”. Tradotto: "Facciamo melina e intanto blocchiamo tutto". Perché l'obiettivo non è discutere: è rallentare. È il solito schema. Si posticipa, si rimanda, si impacchetta tutto nel cellophane del “partecipiamo”, finché il progetto muore di vecchiaia e nostalgia.


E sia chiaro: nessuno qui sta dicendo che l’ambiente non vada protetto. Ma proteggere l’ambiente non significa lasciare che la burocrazia strangoli ogni iniziativa concreta. Un canile serve. Serve ora. Non tra tre anni, quando avremo studiato la migrazione del riccio nano in periodo pre-autunnale.


Quindi?

Lunedì 29 si vota in Consiglio. Vedremo se prevarrà il buon senso o l’ennesima difesa della "natura" in powerpoint, quella che si indigna per un recinto per cani ma si dimentica che senza strutture, gli animali muoiono abbandonati nei parcheggi.


Nel dubbio, la fauna selvatica – quella vera – continua a vivere come può. Magari anche più serena, se le lasciamo in pace i piani regolatori.

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